Mucchio d’ossa è un romanzo di ampio respiro che generalmente viene considerato come la prima opera di King apprezzata dalla critica. Questo è un dettaglio di nessuna importanza per un vero appassionato dell’opera omnia del Genio del Maine che sicuramente annovera questo particolare romanzo tra i fiori all’occhiello della propria libreria dell’orrore. Non è una storia di terrore ma d’amore, di segreti e di fantasmi, sicuramente tre ingredienti appetibili per una fascia ampia di lettori che una volta letta la prima pagina non potranno fare altro che continuare la corsa fino all’ultima pagina, col fiato corto e un po’ di occhi lucidi.
Il romanzo ha al suo centro Mike Noonan, uno scrittore (cosa abbastanza comune nei libri di King) che in un giorno afoso perde la sua adorata moglie Jo, colpita da un infarto mentre usciva da un negozio. Mike smette di scrivere ma soprattutto smette di vivere, incapace di superare il lutto e di riaprirsi al mondo. La notte viene perseguitato da incubi che riguardano la sua villa nel Maine e così, impaurito ma anche incuriosito, decide di tornare al TR per affrontare i suoi timori e con la speranza di ritrovare la sua vena creativa. Una volta arrivato capisce che la casa ha qualcosa che non va, infatti cominciano a manifestarsi episodi sovrannaturali che gli fanno pensare che lì con lui sia presente Jo ma ben presto capisce che in realtà la villa è infestata da presenze a lui ostili. La cosa lo spaventa ma gli dà anche modo di comunicare con la moglie defunta che cerca in ogni modo di fargli capire che intorno alla piccola comunità di villaggio (apparentemente ospitale) c’è un aura malvagia che racchiude un terribile segreto, tenuto tale per 100 anni e trasmesso di padre in figlio come un tacito e tragico patto. Mike capisce che Jo prima di morire (e all’insaputa del marito) era venuta a conoscenza di una storia del passato che l’aveva fatta fuggire e mai più ritornare in quei luoghi prima tanto amati e poi improvvisamente temuti. Nel frattempo Mike conosce Mattie, una ragazza del luogo rimasta anche lei vedova dopo la morte accidentale del giovane marito. Mattie ha una bambina che si chiama Kyra che si affeziona subito a Mike e i tre sembrano aver ritrovato la felicità persa da tempo. Purtroppo nessuno in paese sembra accettare la situazione, soprattutto Max Devore il nonno della piccola che trascina la nuora in tribunale per ottenere la custodia della bambina. Mike a quel punto interviene a difesa delle due e riesce a spuntarla grazie ad un giovane avvocato newyorchese e all’improvvisa morte del vecchio. Le cose però non migliorano se non all’apparenza, infatti la tragedia è alle porte…
Il romanzo come dicevo più su è coinvolgente oltre ogni possibile immaginazione sia perché supportato da una narrazione eccezionale sia perché la storia si svela poco a poco mantenendo sempre alto il senso di attesa e la curiosità di veder svelati i vari segreti disseminati in più parti del romanzo. Si cammina mano nella mano con Mike, con i peli dritti per il suono della campanella di Bunter o per quelli del friggiferogo che continuano a creare messaggi con le calamite, messaggi che solo in parte vengono compresi dallo scrittore. Persino l’improvvisa vena creativa che lo spinge a riutilizzare la vecchia IBM non è altro che un piccolo aiuto della moglie per arrivare alla soluzione. Mike non ci arriva subito perché è un essere umano, è uno di noi. Uno che si spaventa ma che allo stesso tempo ha una curiosità tale che rimane saldamente ancorato ad una casa infestata e pericolosa. Ama la moglie e la moglie ama lui, tanto da proteggerlo come può dal Male che lo vorrebbe portare a compiere un gesto efferato. Jo cerca di fargli sentire la sua presenza nel modo classico dei fantasmi, con spostamenti di oggetti o con l’audio del televisore che improvvisamente si alza, o col suono della campanella dell’alce impagliato che per Mike e Jo era la premessa al fare l’amore. Tutto è amore e morte, ma soprattutto amore. L’amore di una moglie morta prematuramente verso un marito che non riesce a vivere senza di lei, l’amore di una madre verso un figlio barbaramente ucciso che si esplica in una tremenda maledizione secolare, l’amore di una giovane madre per il suo piccolo soldatino.
Ci si può solo commuovere a leggere questo bellissimo romanzo che è anche una storia di fantasmi. Però a differenza di Shining che viaggia più o meno sullo stesso binario, c’è più sentimento e speranza. Il lettore riesce senza problemi a immedesimarsi in Mike, cosa impossibile con Jack Torrance, un uomo violento e con i semi della follia già germogliati prima del suo ingresso nell’Overlook Hotel. Lì c’era la volontà di paralizzare dalla paura il lettore, qui c’è il desiderio più umano di fargli vivere un’avventura con una rete elastica sotto. Nessun pericolo di non dormire più per notti intere ma solo sano desiderio di vedere come va a finire, anzi anche con un certo dispiacere di arrivare all’ultima pagina.
Da un punto di vista tecnico tutto funziona perfettamente, il finale è funzionale alla storia e non lascia l’amaro in bocca così come spesso accade nei romanzi kinghiani. Nessun ragno o creatura ridicola. Tutto è perfetto. Abbiamo un finale sovrannaturale e uno reale, giusto per non dispiacere nessuno. Un romanzo che rimane nel cuore.
VOTO 10
2 sentenze:
Non l´ho mai letto! In realtà di King io mi ricordo solo i classici, It, Christine (uno dei miei preferiti), Le notti di Salem, Carrie, di più non ho approfondito e ho smesso di seguirlo parecchi anni fa. Il tuo post però mi fa venir voglia di prendere in mano almeno questo!
Te lo consiglio vivamente...è bellissimo
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