Soggetto e Sceneggiatura: Tiziano Sclavi
Disegni: Giampiero Casertano
Trama: mentre un nonno racconta ai suoi nipotini storie fantastiche e un tantino spaventose, Dylan Dog riceve la visita di una strana ragazza, Darby Dadd, che inizia a parlargli del Piccolo Popolo mettendo in luce il fatto che non tutte quelle graziose creature hanno un animo buono e giocherellone, in quanto alcune di loro hanno un pessimo carattere, come per esempio il gigante Zaron. Secondo Darby è stato proprio l’indagatore dell’Incubo a portarlo fra gli uomini ed è suo compito rimettere le cose a posto. I due, nonostante lo scetticismo di Dylan, si recano in un bosco vicino a Londra e lì grazie ad uno speciale tipo di occhiali, l’uomo riesce a vedere gli gnomi e le fate appartenenti al piccolo popolo. In realtà si trovano a Golconda, luogo molto noto a Dylan e teatro di avventure oltre l’impossibile. La ragazza gli spiega che proprio lì Dylan ha inconsapevolmente aperto un varco per l’arrivo di Zaron, il mangiatore di teste. In effetti i giornali e l’ispettore Bloch confermano a Dylan l’esistenza di un presunto serial killer con la mania delle teste mozzate le cui uniche tracce portano proprio al bosco di Golconda..
Commento: albo leggero leggero come una carezza di fata potremmo dire tanto per rimanere in argomento. Sclavi, Sclavi, ma che mi combini? Si tratta di un periodo di magra a livello di ispirazione creativa? Certo, non lo si può definire un brutto numero, ma un numero decisamente scarso sì. Solita trama alla Decameron con la cornice stavolta rappresentata dal nonno e dai nipoti (in realtà appartenenti al Piccolo Popolo e scettici sull’esistenza del Grande Popolo, ossia la specie umana) e il nucleo della storia costituito dalle indagini di Dylan Dog. Come botto finale la solita solfa sullo stile del “era tutto vero o era solo un sogno?”. Come intermezzo, infine, le arcinote banalità sulla grettezza umana…il cosiddetto “Sclavi style”, quello che proprio mi spinge ad un passo dall’usare il fumetto come combustibile per i barbecue estivi. Tirando le somme a me questo numero non mi ha fatto né sollevare un quarto di sopracciglio né tantomeno sgranare gli occhi dalla meraviglia. Disegni discreti ma del resto non potevamo aspettarci niente di meno dal grande Casertano. Copertina bruttina e poco affine alla storia.
Voto: 5
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