L’ansia è così, un fottuto contapassi da polso che non smetti di guardare se non per il tempo di un film o di un gelato. La combatti col sorriso e un’alzata di spalle e la incenerisci ma come un buon vampiro non teme il fuoco se riesce a procurarsi del buon sangue di giornata. Allora con quei dentini gialli e aguzzi come tagliole riprende a mordermi le caviglie, e inizio a preoccuparmi, sobillata in questo da innumerevoli sms di colleghe tramortite dalla mia stessa paura. Un esame può decapitare la tua autostima, soprattutto se sai di non avere un FermaTempo nel taschino e se il tuo sguardo disperato occhieggia scritture di altre epoche, fin troppo simili a ghirigori da ubriaco con seri problemi di delirium tremens.
PALEOGRAFIA
Un esame, che altro? Ma devi saper leggere, decifrare, districare abbreviazioni ai limiti delle sigle automobilistiche. Tutto questo, più qualche bella dispensa di corredo.
L’estate quest’anno non è estate, è ansia e malessere. Ci provo e non ci riesco, ci provo e ci riesco ma poi interviene la stanchezza e allora mi accorgo che un altro giorno è andato via e io, cazzo, sono l’ottava della lista. Una lista di masochisti che preferisce una ravanata mentale da parte della Lunatica professoressa pluridecorata al merito, che un tuffo al mare con eventuale pisolata pomeridiana. Io sono questo, una che si è immolata per rispettare tempi e che dovrà aspettare fine luglio per cambiare colore e passare dal pallore Twilight, al canonico bronzo cagliaritano.
Evviva.
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