Non sono un’esperta di lungometraggi giapponesi e in effetti questo è il primo film che mi capita di vedere. In realtà ciò che mi ha sempre tenuto un po’ lontana da questo genere è stata la paura dei tempi morti, dei grandi silenzi e in generale di tutto quell’apparato di tecnica raffinata (e perciò elitaria) del mondo cinematografico nipponico. Fortunatamente questa volta mi sono lasciata trasportare dall’istinto e grazie a ciò ho potuto ammirare un gran bel film dal sapore magico.
L’autore di questo bel lavoro è il maestro Satoshi Kon scomparso prematuramente ma molto amato dai suoi numerosi ammiratori. La storia si svolge in quel meraviglioso periodo dell’anno che va da Natale a Capodanno e vede come protagonisti tre simpatici antieroi rappresentati da Hana, un travestito dal cuore nobilissimo e dalle espressioni facciali assurde e indimenticabili, Gin, un alcolizzato di mezza età che per colpa del gioco ha perso casa lavoro e famiglia e infine la giovane Miyuki, scappata da casa. I tre vivono alla giornata fino a quando trovano per caso una culla con una neonata dentro e proprio nella Santa Notte. Hana se ne innamora perdutamente e non accetta di portarla alla polizia ma convinta dai due amici decide di mettersi alla ricerca dei suoi genitori. Ecco così che inizia un bellissimo viaggio notturno nella fantastica città di Tokyo tra le sue mille luci e i suoi quartieri caratterizzati da un connubio tutto speciale tra antico e moderno.
Il viaggio è lungo una settimana e lascia dentro i suoi protagonisti sensazioni nuove e strane. Tutti in un modo o nell’altro incontrano il loro destino finendo per risolvere i propri problemi grazie all’intervento della Provvidenza o semplicemente per caso. Conoscono persone nuove o rincontrano parenti e amici che pensavano di non rivedere più.
Per me è stata un’esperienza molto positiva nel mondo dell’animazione giapponese soprattutto perché ho molto apprezzato la scelta da parte dell’autore di sposare la sensazione di magia e casualità che accompagna i protagonisti con una forte dose di realismo (vedi per esempio la sparatoria, l’allattamento della neonata, la descrizione del degrado sociale, i dialoghi e tanto altro ancora).
VOTO 7
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