domenica 24 giugno 2012

0 Pensieri afosi e riflessioni sul pianeta Maschio

Ennesima giornata di caldo traumatizzante. Non spero più in un cambiamento climatico ma mi auguro seriamente di non schiattare sul bordo della mia fida scrivania anche se tutto sommato non sarebbe male crepare nel bel mezzo della scrittura di un post di questo tipo. Sarebbe un po’ come il mio biglietto di addio al mondo, un breve memoriale sulla mia visione del pianeta Uomo (nel senso stretto di bipede di sesso maschile) così da chiarire in via definitiva i miei pensieri al riguardo.

Tutto è partito da un pomeriggio di qualche giorno fa, quando il mondo ha iniziato a bollire nel caldo del fottutissimo Scipione. Presa da cazzeggio ho inserito, non sperandoci veramente, il nome di un tizio che ho frequentato anni fa e magia di Facebook è apparsa la foto di uno che assomigliava vagamente all’oggetto della mia ricerca ma nella sua versione anziana. Apro la pagina e continuo a ripetermi incessantemente: no no non è lui, impossibile, questo avrà 50 anni minimo, beccati il borsello da tedesco anni ‘70, guarda che torace carenato, no dai non può essere. Invece consultando brevemente le informazioni di base l’Uomo del monte Ha detto SI. La risata mi pizzicava la gola pronta a squarciare il silenzio del meriggio ma ancora non era finita perché scrutando nella bacheca ho scoperto nell’ordine che: è proprio diventato brutto come un culo, ha sposato la tizia che (per mia immensa fortuna) me l’aveva soffiato da sotto il naso con un sottile gioco di prestigio, linka le foto di Gesù e di Woytila e l’ha smessa finalmente con la sua prosa criptica. Non so se sia rimasto tirchio come allora ma potrei pensarlo visto l’abbigliamento da grandi magazzini.

Questo mi ha portato ad alcune riflessioni interessanti. Era il lontano 1996 quando lo conobbi nel pieno di una serata in discoteca: faccia pienotta (adesso sembra il testimonial di una brutta malattia poraccio), pizzetto da acchiappo, camicia di seta blu e sguardo profondo. Ricordo che non mi aveva comunicato granché ma quella sera in vena di follie da 18enne finì per dargli il numero di telefono convinta che fosse chissà che pezzo da 90. L’indomani a scuola passai tutta la mattina a scrivere il suo nome nel quaderno di matematica per poi contare le ore che mi separavano dalla fatidica telefonata (che idiota a pensarci adesso). Questa arrivò e naturalmente seguì il classico primo appuntamento dove scoprì che era un semplice studente di ragioneria senza un passato veramente interessante nonostante quella barba non fatta da “sintomatico mistero”. Il suo grande segreto stava nel fatto che già frequentava da un bel po’ un’altra ragazza ma come tutti gli uomini dai 15 anni in su disse anche che ormai non nutriva alcun interesse per lei. Così cominciarono i nostri 4 mesi assieme. Fu un periodo strambo. Era rassicurante poter dire alle amiche che avevi il ragazzo ma poi sto figlio di buona donna non mi accompagnava mai da nessuna parte e così tutto sommato le nostre uscite si riducevano ad un paio di pomeriggi alla settimana. Si parlava un sacco ma sempre di robe assurde di cui non mi importava niente così come delle sue lettere consegnate a mano che presentavano nell’ordine: un disegno inquietante (a volte lande desolate, a volte lapidi), lunghe pagine scritte in un italiano d’altri tempi con parole scelte a casaccio e varie parabole estrapolate da qualche libro di Borges o Hesse. Il massimo vero? Il peggio è che le dovevo leggere in sua presenza e poi dire quello che avevo capito, che poi in definitiva rappresentava il tema della serata. Lo vedevo arrivare con quel suo Zip nero con l’adesivo Lucky Strike, col chiodo nero e gli occhiali da sole e subito sorridevo. Ero scema è evidente. Lui invece era molto furbo e come ho detto più sopra parecchio tirchio: non aveva mai sigarette figurarsi i soldi per un caffè…non credo che abbia mai offerto qualcosa. Memorabile la volta che in pizzeria avevamo dovuto prendere una pizza in due o la volta che per il compleanno mi ha regalato Cujo di Stephen King con tutte le pagine che si staccavano. Insomma ho sempre pagato io oppure facevamo a metà. Di me non gliene fregava fondamentalmente un cazzo ma ero convinta che avrebbe cambiato idea. Invece arrivò il famoso pomeriggio in cui mi disse con aria mesta che non eravamo fatti per stare insieme ma che potevamo essere buoni amici. La presa per il culo era tale che mi ricordo di avergli lanciato contro un braccialetto di bigiotteria e di aver pianto un bel po’ una volta tornata a casa.  Non ero dispiaciuta per il fatto in sé (mi faceva pure cagare come baciava e odiavo la puzza di tabacco rancido che si portava dietro, per non parlare dei chili di burro cacao e delle labbra tutte screpolate, le dita a punta…insomma un disastro), più che altro mi rompeva essere stata scaricata, soprattutto da uno come lui.

E come sempre accade quando diventi dipendente da qualcuno o quando ti convinci che sia tutto un errore, abbiamo continuato a frequentarci per ben tre anni. Amici veri stavolta. Poi è arrivata la classica botta che non ti aspetti: l’innamoramento del tuo migliore amico per una tizia conosciuta nel suo quotidiano. Tu non sai chi è ma sai che hai le ore contate. Infatti gradualmente iniziò a farsi sentire di meno per poi, su mia insistenza, confessarmi che aveva conosciuto una che non avrebbe mai capito la nostra amicizia e che lui non voleva far soffrire, così ciao ciao e tanti saluti.

Questo è un piccolo esempio di come sono stronzi gli uomini e di come sono stupide le donne. Ok che eravamo ragazzini ma che vuol dire? Alla fine sempre stronzo rimane. Chissà se pensa ancora che le donne sono fatte solo per procreare. Questa era un’altra delle sue perle…beh evidentemente la sua di donna ha avuto una sorte diversa visto che non c’è traccia di figli. Alla fine comunque tutto è andato bene perché credo che sarei impazzita a stare con uno così. Così esteticamente piatto. Un uomo che voleva fare il filosofo su una strada di campagna dove avrebbe riunito intorno a sé un accolita di discepoli…questo era il suo sogno oltre a moltiplicare i pani e i pesci e camminare sull’acqua. Alla fine invece fa qualcosa di molto più prosaico con un casco di protezione in testa. Rivederlo in queste sue nuove vesti mi ha fatto molto ridere e mi ha reso molto più felice della mia vita. Non che io abbia più pensato a lui ma proprio rivedendolo con questi suoi nuovi capelli sale e pepe mi ha restituito tutti quei giorni persi a piangermi addosso.

 

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