Chiara Civello/Shaggy - Io che non vivo: è ormai evidente che la Civello non sta facendo proprio nulla per rendersi più appetibile visto che pure stasera non sappiamo distinguerla da una semplice corista passata lì per caso ad accompagnare, con anonima voce, un ingrassatissimo Shaggy. Comunque entrambi rovinano irrimediabilmente questo pezzo di storia italiana. VOTO 4
Samuele Bersani/Goran Bregovic – Romagna mia: la scelta del motivetto era anche apprezzabile ma la dodecafonia dei suoni fa venire voglia di azzerare il volume del televisore e di correre a prendersi un Malox. Devastante. VOTO 4
Nina Zilli/Skye – Grande grande grande: finalmente qualcosa di passabile anche se onestamente troppo scolastico per poter gridare al miracolo. Le due cantano bene senza errori ma anche senza particolare emozione. VOTO 6
Matia Bazar/Al Jarreau – Parla più piano: il tema de Il padrino non andrebbe mai cantato ma solo ascoltato perché a sentire ciò che viene fuori da stasera c’è da mettersi le mani nei capelli tra le stecche della Mezzanotte e i vocalizzi inquietanti di Al Jarreau. VOTO 4,5
Emma/Gary Go – Il paradiso: la Marrone ritrova il sorriso e la spontaneità dopo due serate di algida freddezza e mimica gestuale (provate a vedere come mima e canta la prima strofa del suo brano in gara). E’ evidente che tornare alla dimensione cover (come ad Amici) e condividere il palco, la fa sentire più rilassata e si vede. Il brano è cantato in modo un po’ scolastico ma non si segnalano orrori. VOTO 6
Arisa/Josè Feliciano – Che sarà: preoccupante la scenetta iniziale della serie “il non vedente dove lo metto”, con Morandi e Arisa in evidente difficoltà. L’interpretazione invece è quanto di meglio sentito finora, soprattutto nella parte di Feliciano visto che Arisa si presenta in panne sulle note alte ma rimedia lasciando ampio spazio a Josè. VOTO 7
Francesco Renga/Sergio Dalma – Il mondo: quest’anno trovo Renga piuttosto fastidioso nel persistere nell’atteggiamento da leader anche perché diciamoci la verità la performance non è delle migliori. Si preferisce di gran lunga la versione originale di Fontana, più intensa e meno accademica. Noioso anche il compare spagnolo. VOTO 5,5
Pierdavide Carone/Lucio Dalla/Mads Langer – Anema e core: atmosfere retrò che centrano il segno soprattutto con Mads Langer, Carone abbastanza fuori contesto e Dalla semplice accompagnatore al piano. Bellissimo l’arrangiamento. VOTO 6,5
Irene Fornaciari/Brian May/Kerry Ellis – Uno dei tanti: Irene finalmente tira fuori la voce e stupisce, grande interpretazione impreziosita dalla grande voce della Ellis e dalla mitica chitarra di May. Uno spettacolo di grande impatto che spazza via tutto quello visto finora. Inutile dire che con We Will You rock you crollano giù le pareti dell’ingessatissimo Ariston. VOTO 10
Marlene Kuntz/Patti Smith – Impressioni di settembre: ma quanto è sfiatato e stonato il cantante dei Marlene? Un disastro. Fortuna che quel mostro sacro della Smith risolleva le sorti di questa meraviglia di canzone. La performance risulta come un tavolo con la zeppa. VOTO 6
Gigi d’Alessio/Loredana Bertè/Macy Gray – Almeno tu nell’universo: Mimì non viene certo ricordata nel modo migliore tra l’imbarazzante inserimento di gorgheggi neomelodici di scuola napoletana e il soul (quasi alcolico) di Macy Gray. Forse le cose migliori le offre proprio la Bertè che rimane comunque sguaiata. Si poteva fare meglio. VOTO 5,5
Eugenio Finardi/Noa – Torna a Surriento: si torna ad un livello altissimo che sembra quasi stonare in mezzo a tanta mediocrità. Noa infatti regala un’interpretazione da pelle d’oca e Finardi ritorna al rock facendosi perdonare per la svolta trascendentale imboccata in questo Festival. VOTO 7
Dolcenera/Professor Green – Vita Spericolata: scelta sbagliata, mai coverizzare Vasco Rossi. La canzone non è reinterpretabile né riarrangiabile. Si finisce perciò per scimmiottare l’originale e viene sempre male, malissimo. Questa performance è una linea piatta che spiega come mai Dolcenera non sia mai uscita dall’anonimato. VOTO 4
Noemi/Sarah Jane Morris – Amarsi un po’: performance di classe tra i toni caldi della Morris e un arrangiamento da jazz club. Prevedibilmente perfetta, forse troppo. L’ho trovata freddina. VOTO 7,5
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