mercoledì 15 febbraio 2012

0 I vendicatori–Stephen King

Il romanzo uscì nell’ormai lontano 1996 contemporaneamente a Desperation. I due romanzi sono strettamente legati, almeno da un punto di vista superficiale: copertine che si fondono per creare un’immagine inquietante, stessi personaggi che però hanno una vita diversa o un aspetto differente, ma soprattutto stesso cattivo di turno ossia Tak, essere indefinito e indefinibile ma sempre pronto a impossessarsi di corpi (umani e non) che prontamente si squagliano perché inadatti a contenere una forza così dirompente.

Stavolta non ci troviamo nello strano paese di Desperation ma in una via sita in un bel quartiere residenziale abitato da quanto di meglio offre il campionario americano: famigliole felici, coppie innamorate, vicini amichevoli e sempre pronti a prestarti una tazza di zucchero o ad organizzare barbecue il giorno del 4 luglio. Però durante un pomeriggio assolato in questo quartiere così perfetto da far stridere i denti accade l’imprevedibile: il ragazzo che porta i giornali viene falciato da un mitra appena spuntato da un incredibile furgone e dopo di lui il cane dei bei gemelli della casa in fondo alla via e poi la moglie fedifraga del povero professore occhialuto e ignaro di avere al fianco una donna infedele (morta infatti senza mutandine). Piano piano molti altri vengono uccisi da furgoni guidati da personaggi impossibili che sembrano avere come scopo quello di sterminare l’intero quartiere. Col trascorrere delle ore e grazie a numerosi flash back capiamo che tutto ciò è la concretizzazione della fantasia di un bambino autistico (Seth) posseduto dal malvagio Tak, ghiotto di spaghetti in scatola e hamburger frollati. Solo Audrey la zia di Seth sa cosa sta succedendo ma non può scappare a meno che non approfitti della momentanea assenza del mostro che la tiene prigioniera nella sua stessa casa, ad osservare impotente come i suoi storici vicini vengano fatti brutalmente fuori senza un preciso motivo, solo per divertimento.

Il romanzo è strano se non proprio strambo, surreale all’inverosimile, talmente tanto da risultare abbastanza indigesto per chi ama la logica tout court. La trama non cattura fino in fondo se non nell’aspetto ansiogeno dato dal rendersi conto di non poter fuggire, essendo semplici marionette nella fantasia malata di un ragazzino posseduto da un antico spirito millenario. Il libro è firmato sotto lo pseudonimo di Bachman il che vuol dire che nella storia non c’è spazio per la misericordia ma solo per la follia, non c’è l’happy end e non si contano i morti (anche se ad essere onesti le morti coinvolgono spesso i personaggi meno amabili quindi risultano quasi confortanti sotto un certo punto di vista). A me il romanzo non è piaciuto particolarmente, sia per la logica mancante sia per il tempo di svolgimento dell’azione, troppo riduttivo racchiudere l’intera vicenda nello spazio di meno di 24 ore. Preferisco i romanzi di più ampio respiro e questo sicuramente non lo è. Inoltre odio non capire i finali e qui ce n’è uno particolarmente illogico. Mah, tra i due preferisco e consiglio Desperation anche se neanche in quel caso possiamo parlare di un capolavoro.

Leggibile ma non memorabile.

VOTO 6,5  

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