mercoledì 15 febbraio 2012

0 Sanremo 2012. Pagelle Prima Serata

Dolcenera – Ci vediamo a casa: soliti ciglioni appesantiti da chili di mascara, un po’ più anni sulle spalle ed ecco l’apripista Dolcenera, una che il successo non l’ha visto mai ma che ogni tanto ricompare sui nostri schermi ad inghiottirci con quella sua grande bocca e a farci imbestialire con quella sua voce fastidiosamente gutturale. La musica sarebbe anche coinvolgente ma il testo si perde tra luoghi comuni e banalità, ma in fondo Sanremo e Sanremo ed è già tanto di questi tempi trovare un po’ di armonie in tanta musica falsamente intellettuale e perciò inascoltabile. Una canzoncina così così, non memorabile. VOTO 6

Samuele Bersani – Un pallone: anche lui è più vecchio e per giunta più miope vista la grandezza dei bulbi oculari dietro le lenti spesse. Scarpini da calcio e finto frac. Si era vociferato che avrebbe cantato in playback per mancanza di voce e a vedere come la bocca non è in sincro con la voce sembrerebbe proprio che la nefandezza sia al fine avvenuta. La canzone ha il marchio di fabbrica bersaniano, surrealismo a go go e messaggi subliminali. L’inciso è fastidioso, non merita un posto tra le 14, eliminabile senza rimpianti. VOTO 5

Noemi – Sono solo parole: capelli più corti e più rossi, sempre più matura su di un palco che due anni fa non l’ha capita e le ha preferito il ridicolo patriottismo di Pupo e l’amore nei laghi di uno Scanu presto dimenticato dalle grandi masse filippiane. Noemi vanta già prestigiose collaborazioni e forse questa è la più bella perché coinvolge un cantautore di grande spessore e bravura ma inspiegabilmente sottovalutato dal grande pubblico, Fabrizio Moro, uno che i testi li sa scrivere a sentire questo piccolo gioiello che sembra cucito addosso alla voce roca di Noemi. Un inizio in punta di piedi che rende ancora più incisiva e avvolgente la potenza vocale di questa grande interprete. La storia di un amore in crisi ma senza luoghi comuni. VOTO 8

Francesco Renga – La tua bellezza: ecco la prima canzone veramente brutta di questo festival, quella che poteva tranquillamente non esserci ma che incredibilmente arriva dentro le nostre case con un testo orrendo e privo di senso, una cosa lontanissima dai capolavori firmati da Renga. Nella strofa iniziale riesce persino a risultare calante e ahi ahi non è proprio da lui. Deludente. Come può essere indicato come papabile vincitore lo sa solo Dio. VOTO 4,5

Chiara Civello – Al posto del mondo: questa cantautrice è davvero sconosciuta ma porta al festival un pezzo meraviglioso non supportato da una gran voce. Per me il brano necessitava di un’estensione vocale superiore alla sua, molto superiore. In ogni caso l’accompagnamento di violino è da brivido (di piacere) e l’inciso è più che orecchiabile, vera manna per noi che disprezziamo le canzoni da riascoltare mille volte prima di interiorizzarle o capirle. Di grande atmosfera, maestosa. VOTO 8

Irene Fornaciari – Grande Mistero: lei è raccomandata e ormai è assodato perché altrimenti mi risulta incomprensibile la sua presenza visto che non ha mai venduto un disco oltre la cerchia dei parenti e visto che ha una voce veramente ma veramente brutta. Testo e musica sono del Van de Sfroos che ci era tanto piaciuto l’anno scorso ma che quest’anno delude parecchio omaggiandoci del secondo brutto brano della serata. In realtà sia la melodia che le parole ricordano tantissimo papà Zucchero ma Adelmo sembra non comparire tra i rei di questo scempio musicale. VOTO 5

Emma – Non è l’inferno: ecco la seconda favorita alla vittoria. Il brano è firmato da Checco dei Modà che stufo dei pezzi di amori smielati si lancia nelle tematiche retoriche in rima baciata . So che verrò falciata da critiche feroci ma per me la canzone è orrenda e lontanissima dal mondo giovanile che acquista i dischi, lontana anni luce da Emma Marrone inspiegabilmente assurta al ruolo di paladina di messaggi sociali. Verrà senz’altro aiutata dal duetto con l’Amoroso ma il testo rimane quello che è, ossia brutto. VOTO 4,5

Marlene Kuntz – Canzone per un figlio: il brano stenta a decollare accompagnato dalla voce soffiata del cantante, troppo soffiata quasi impercettibile tranne che per l’udito più affinato dei cani, più abituato agli ultrasuoni. Anche in questo caso di primo acchito non si pensa bene di questo brano e ci si continua a chiedere ma davvero le canzoni escluse erano peggiori di quelle che stiamo ascoltando? Pezzo noioso, pesantissimo. VOTO 4,5

Eugenio Finardi – E tu lo chiami Dio: la sua voce rimane inconfondibile ma rimpiangiamo Extraterrestre. Il brano sembra un po’ lagnoso anche se si avverte la differenza tra il testo di un cantautore di grande esperienza come Finardi e altri ridicoli esempi offerti questa sera da una nutrita schiera di cantanti. In ogni caso non è un brano che comprerei o ascolterei più di una volta nella vita. VOTO 5

Gigi d’Alessio – Loredana Bertè – Respirare: il duetto più improbabile dai tempi della Berti con Faletti. Piaggeria (destroide) da una parte e follia chimica dall’altra. Il brano è divertente e si fa sicuramente cantare, molto d’alessiano e poco bertiano. Sembra assurdo ma le due voci sembrano sposarsi a meraviglia in questo brano stralunato, il primo movimentato in una serata ingessatissima. Sorprendente. VOTO 7

Nina Zilli – Per Sempre: la solita canzone della Zilli con atmosfere retrò e voce sulla scia della povera Winehouse. Il brano ricorda la Mina degli anni d’oro e tutto sommato viene facile immaginare che la resa radiofonica sarà superiore al live, un po’ legnoso al primo ascolto. Da riascoltare. VOTO 6,5

Pierdavide Carone – Ninì: eccolo il secondo Amico, arrivato in punta di piedi perché meno carismatico della Marrone e in effetti esteticamente anonimo. Ha un padrino che è un pezzo da 90 e un brano piuttosto scomodo per un ragazzo della sua età. Apprezzabile sia da un punto di vista vocale che interpretativo. Mi ha davvero sorpreso perché per il momento è l’unico che sembra davvero lontanissimo dal pianeta De Filippi. Bellissimo pezzo. VOTO 8

Arisa – La notte: dopo la vetrina di X Factor ottiene prevedibilmente un posto tra i 14, con un look diverso (diciamo pure più normale) e una voce che non conoscevamo. L’effetto è abbastanza inquietante se si ricordano i tempi di Sincerità. Il brano è un classicone che passa abbastanza inosservato tra diverse chicche presentate dai suoi colleghi. La mia opinione personale è che l’esperimento Arisa2 non abbia centrato il bersaglio. VOTO 6

Matia Bazar – Sei tu: un ritorno molto sentito, in effetti la Mezzanotte mancava tanto dopo la parentesi sguaiata che l’ha preceduta come voce femminile dei Matia. Tutti segretamente ci aspettiamo Un brivido caldo o Un Messaggio d’amore e troviamo qualcosa di meno ambizioso. Sicuramente è un pezzo raffinato, molto Matia, ma a mio gusto personale non da podio. Per assurdo ricorda tanto il periodo Ruggero. VOTO 6,5

    

    

 

          

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