sabato 27 novembre 2010

0 Tutto l’amore che c’è (2000)

Tutto l’amore che c’è è un film di Sergio Rubini. Si svolge negli anni 70, nella provincia barese e vede come protagonisti un gruppo di ragazzi dai 16 ai 30 anni che cazzeggiano da mattina a sera in attesa forse di niente forse semplicemente di un’occasione che li porti lontano da quella realtà periferica. C’è chi studia da avvocato e ha una ragazza fissa praticamente da sempre, c’è chi non ha voglia di studiare, chi suona in un gruppo e chi semplicemente trascorre le giornate a fare battute. Un giorno arrivano in paese tre belle e disinibite ragazze della provincia di Milano e tutto cambia. Chi pensava di essere innamorato si scopre in realtà attratto da queste ragazze così libere, così poco provinciali e tanto diverse dalle loro fidanzate storiche. Scoprono il piacere di una spaghettata a mezzanotte e di una casa dove i genitori non rompono mai, ma anzi incoraggiano i proprio figli a socializzare, pazienza se sono le 3 di notte. Come non preferire una donna che si concede senza tanti problemi ad una che aspetta il matrimonio e nel frattempo ti lascia in stand by mettendoti una mano nella patta a pochi metri dalla madre? Come non preferire la bella milanese con gli occhi chiari e il viso d’angelo a quella semplice ragazza di paese con cui passi i pomeriggi a letto a scherzare e a fare l’amore (quell’amore che ti fa dire “ti amo con tutto l’amore che c’è”) ma che rappresenta quel chiodo pesante che ti incatena ad una realtà troppo stretta?

Tutto però non è così facile come sembra e la tragedia o la presa di coscienza è proprio dietro l’angolo. L’occasione per andare via c’è ma non tutti la colgono: tanti anni di abitudine e routine sono più gestibili di un punto di domanda a pochi metri da te e così si rimane ad affrontare il male minore. Solo chi non ha niente da perdere capisce che l’unico modo per essere veramente felice è spezzare invisibili catene e andare via.

Questo film offre spunti interessanti sotto molti punti di vista, ma soprattutto regala uno spaccato sempre attuale della vita di provincia. Racconta il passaggio da una vita monotona ad una che regala sorprese ogni giorno, la prima sigaretta, la prima volta, la voglia di conoscere qualcosa di nuovo, il modo di vedere tutto ciò che sta 10 km lontano dal tuo paese come il Mondo, un Mondo che si invidia e un po’ si teme. Milano come la città della ricchezza, della moda e del benessere e conseguentemente le ragazze settentrionali come portatrici di nuova linfa in un paese di vecchi. Tutto sembra girare molto intorno al sesso ma in realtà seppure ci sia molto sesso, il regista sembra utilizzarlo come uno strumento per far capire quanto sia in realtà vissuto come uno dei pochi modi (insieme ad una birra nel bar di paese) per sentirsi vivi.

Ho trovato particolarmente bella la storia della ragazza (di cui mi sfugge il nome) sinceramente innamorata di Nicola. Una ragazza di paese che però ama la vita e non porta rancore nonostante il tremendo dolore di vedere il proprio ragazzo a letto con un’altra donna forse più bella, più appariscente, più cittadina ma più vuota e facile. E’ il personaggio che cambia le carte in tavola proprio nel momento in cui tutti si sentono pronti per mollare la vecchia vita e passare ad una nuova. Segna il passaggio dalla spensieratezza all’età matura.

Un ottimo film.

Voto: 8  

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