Matilde Asensi è una gran brava scrittrice iberica che ha fatto del romanzo d’avventura il suo asso nella manica. Ha dalla sua parte una scrittura scorrevolissima e semplice, immediata ma anche molto evocativa. Non è una che si perde in lente descrizioni di ambienti, situazioni o stati d’animo, lei scrive di getto, alternando parti dialogate a pura azione narrativa. E’ una scrittrice di talento che ha sicuramente superato se stessa nella stesura dell’Ultimo Catone, finora il suo miglior best seller.
Matilde Asensi è anche una che non bada più di tanto alla coerenza e al realismo delle storie che racconta, cercando più che altro di far accadere cose (per lo più impossibili) di puro divertissement per il lettore. Un lettore pop (io per prima) ama il suo stile perché è ingenuo e senza secondi fini, non è moraleggiante e non si prende sul serio. Le storie narrate dalla Asensi ti coinvolgono fino a farti vestire i panni dei suoi eroi e delle sue eroine e pazienza se tutto è molto simile ad una trasposizione narrativa di un film di Indiana Jones.
Tutto questo gran preambolo per dire che la Asensi ha scritto tanta bella roba ma qui è proprio inciampata malissimo, una bella buccia di banana sulla sua carriera rispettabilissima. Il romanzo è corto e di questo la ringrazio vivamente perché il ritmo non è dei più intensi. Penso che la sua volontà sia stata quella di voler riproporre a distanza di secoli il genere in voga nella Spagna del 600/700, ossia il romanzo picaresco di cui è mirabile esempio il Lazarillo de Tormes (grazie al quale stavo per essere sbattuta fuori all’esame di letteratura spagnola, perciò da me “amatissimo”). La protagonista è Catalina, giovane spagnola appartenente ad una nobile famiglia decaduta e promessa sposa ad un ricco e non del tutto normale uomo, che abita nei territori della Terra Ferma, ossia il Nuovo Mondo. La sua nave viene attaccata dai pirati e lei si getta in mare per mettersi in salvo. Arriva in un’isola desera e lì dopo qualche tempo viene stanata dall’anziano capitano della nave Chacona che conosciuta la sua storia decide di farla travestire da uomo e trasformarla in suo figlio adottivo. Da qui poi inizia tutta la storia che è più che altro incentrata su storie di contrabbando e onore perduto.
Insomma se le prime 20 pagine ti fanno divertire le successive 100 ti tramortiscono con tutta una sequela di nomi e soprannomi spagnoli, con un intreccio degno di una telenovela anni 80 e con dialoghi scarni e molto poco realistici (un po’ come i dialoghi tra Don Rodrigo e i Bravi nella piece dei Promessi Sposi rifatta dal Trio Solenghi, Marchesini e Lopez).
Insomma diciamo che questo libro per il momento si aggiudica l’ultima posizione tra i romanzi scritti dalla Asensi.
Voto: 6
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