Ieri ho finito l’ultima fatica di Stephen, mi è dispiaciuto. Un romanzo così è raro al giorno d’oggi ed è ancor più raro che venga fuori dal mio scrittore preferito, uno che ormai stenta a portare a termine l’OPERA PERFETTA. I suoi ultimi romanzi andavano bene sino al 80% della lettura poi si sgonfiavano miseramente, annientati da finali decisamente poco credibili (due esempi su tutti: Duma Key e La Storia di Lisey).
La Cupola è un romanzo elefante, più di 1000 pagine con decine di personaggi. A guardarlo da fuori ci si spaventa, a guardarlo da dentro con gli occhi che divorano chilometri di pagine, SI GODE di un piacere tantrico. I protagonisti, quelli veri, quelli che catturano la scena, non sono tantissimi ma tutti hanno il loro perchè, persino il piccolo corgi Horace di cui leggiamo i pensieri e l’amore per i pop corn. In questo romanzo si supera il buonismo di kinghiana memoria che vede la sopravvivenza del buono e la morte del cattivo…in questo romanzo crudo e avvincente c’è un numero impressionante di morti, alcune ci fanno esclamare EVVAI, altre ci portano alle lacrime, altre ci lasciano indifferenti. E’ un libro originale e senza un attimo di respiro, ogni pagina porta avanti la storia, senza tempo per riflessioni o flashback, il tempo è il Presente e si vive la tragedia minuto per minuto, sentendo piano piano il respiro corto e i polmoni collassati come se fossimo tutti lì avvolti da questa incredibile calotta trasparente, simili a formiche sotto la lente d’ingrandimento del bambino più grande del mondo. Non è una storia di extraterrestri, non c’è una spiegazione razionale su chi abbia messo la cupola su un paesino del Maine, ognuno può pensare quello che crede. Forse ci sono altri mondi oltre a questo, forse abitati da bambini crudeli che si divertono a vedere che effetto fa imprigionare un micromondo dentro un bicchiere di vetro aspettando che l’aria finisca. Forse la Cupola è la punizione per le colpe dell’uomo e può essere vista come strumento di espiazione e di rinascita per chi riesce a sopravvivere.
Come trovare un difetto ad un romanzo che difetti non ha? Beh, se devo proprio essere cattiva, posso dire che non ho avuto la sensazione che si trattasse di un paese ma di un quartiere molto più piccolo, non ho avuto insomma la sensazione che sotto ci fossero centinaia di persone, ma solo poche decine.
Ma queste sono solo quisquilie rispetto alla perfezione della storia. Del resto non affrontate la lettura pensando che il problema della Cupola sia tutto, quella è solo la cornice, in realtà ciò che conta è la conseguenza di una situazione in cui non c’è via di uscita ma neanche via di entrata per la Legge. Il capetto locale, Rennie, un Berlusconi di provincia, approfitta dell’isolamento dal potere costituito per impadronirsi del paese e dei suoi abitanti circondandosi di giovani scapestrati o nulla facenti, armati di pistola e con il chiodo fisso dello stupro. Una situazione in cui la gente che ha votato Rennie non si rende conto del Male che rappresenta, dove ogni nefandezza viene imputata all’innocente per coprire la verità e le sporcizie del Governo Autarchico e Dittatoriale, insomma a me ha ricordato la realtà politica italiana e questo è un altro punto a suo favore. Peccato che solitamente chi dovrebbe aprire gli occhi sulla realtà non perda tempo a leggere libri ma preferisca Pomeriggio 5 della D’Urso o gli abomini editoriali di Alfonso Signorini.
Il mio consiglio è godetevi questo libro e preparatevi ad un viaggio nel Male più profondo, quello rappresentato dall’Uomo.
Voto 10
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