Il tempo scorre veloce veloce, a me basta aprire un giornale per capirlo (fortunatamente ancora lo specchio mi dice bene :D…!). Guardare le rughe sul volto di qualcuno che ai tempi delle mie prime sbucciature sul ginocchio era giovane e figo beh diciamo che qualche scompenso me lo mette. Gli esempi sarebbero innumerevoli, dal calciatore (Nicola Berti e Giuseppe Giannini sono due damigiane da osteria per esempio e dire che mia sorella aveva pure il poster del “principe” a capo del letto e pensava fosse il più bello al mondo), al cantante (qui non saprei se citare Simon Le Bon e la sua trippa o i Take That e la loro artrite reumatoide) e gli attori naturalmente (mi sa che l’unico sopravvissuto bene nel lungo viaggio dagli anni 80 ai 2000 e oltre è Rob Lowe, uno che è più bello adesso di 30 anni fa).
Il tempo passa ma forse non è poi così veloce come sempre, semplicemente siamo noi che nella fretta di vivere o nella noia dei giorni che ci sembrano banali, perdiamo di vista gli anni che passano. Che filosofa della morte che mi sento! però riflettendoci è proprio così. Io per esempio penso di aver gettato via almeno almeno 8 anni di vita, fortunatamente non tutti in blocco. Ho perso molto tempo ad aspettare qualcosa che non arrivava e l’ho perso nella maniera più banale cioè non salendo sui treni che passavano perchè non erano quel singolo treno per cui avevo pagato il biglietto. Se mi rivedo in quei momenti un po’ mi detesto, con la sigaretta tra le labbra e due auricolari nelle orecchie, con quest’aria falsamente sicura e con i diari sempre pieni di parole come ricordo, eternità, destino, noia, disincanto. Ho dovuto arrivare ai 25 anni per capire che in fondo in fondo la vita presentava molti scenari inaspettati e sicuramente più invitanti del ricordo di 1 anno di vita ad alto voltaggio. Questo 2010 è un anno stranissimo per me perchè continuo imperterrita a guardare ad un passato molto più lontano, quello di quando ero ragazzina e mi mancano moltissime cose che purtroppo non è possibile riavere. E’ un po’ strano rimpiangere situazioni e persone a cui non pensavi da anni, per esempio i miei nonni che se ne sono andati ormai tanto tempo fa e che sarà tremendo dirlo ma non mi sono mancati quasi mai nel corso della vita. Certo, non erano i classici nonni affettuosi che ti stringevano in un abbraccio da soffocamento ogni volta che gli capitavi a tiro o quelli con cui ti faceva piacere stare a parlare. Erano nonni freddi, poco propensi al contatto fisico, presenti ma non adatti ad una bambina molto timida come me. Gli ho voluto comunque molto bene, soprattutto a mio nonno che erano più le volte che non mi riconosceva che quelle in cui si ricordava chi ero. L’ho conosciuto che aveva già avuto un ictus di quelli pesanti perciò diciamo che era normale. Camminava strisciando le pantofole in quel suo eterno pigiama e io non capivo perchè mangiava sempre solo in quel grande salone (che magari se lo rivedo con gli occhi di adesso è minuscolo o semplicemente normale). Ero affettuosa da piccola (non l’orso di adesso per capirci) e ogni volta che tornavo da scuola gli davo un bacio sulla guancia ispida di barba, una volta mi ricordo che aveva la testa china sul piatto e allora non riuscendo a raggiungere la guancia gli avevo dato un bacio sulla fronte…beh mia nonna e la mia giovane zia mi avevano fatto sentire ridicola come se avessi fatto una cosa assurda, non l’ho mai capito ma mi sa che da quella volta non ho più preso iniziative e ho iniziato anche ad essere meno affettuosa. Mia nonna invece me la ricordo per il volume alto del televisore e per la continua fissazione dei fantasmi e delle malattie. Non era una donna ottimista, era capace di fare dei dolci di carnevale buonissimi ma aveva quasi sempre la luna storta. Quella casa me la sogno ancora e non sono mai sogni buoni, ho sempre paura e ora a pensare a quanta malattia e pessimismo ci ho visto dentro un po’ riesco a spigarmene la ragione. Eppure è la stessa casa in cui giocavo con i miei cugini, dove si festeggiavano tutte le date importanti dell’anno, dove ho riso (spesso a bassa voce) e dove ho imparato ad amare i giochi di società come Monopoli, Scarabeo e Risiko. Era la casa del pranzo della domenica e delle mattine d’estate ad aspettare che mia zia finisse di bere il the nel bicchiere di vetro per stiparci nella 500 bianca e andare al mare. E’ anche la stessa casa, però, dove avevo paura di muovermi e dove c’era un poster vecchissimo di Gesù Cristo che ti guardava fisso fisso negli occhi. Che strano pensare che c’è stato un momento in cui varcata quella soglia non ci sono entrata più perchè era arrivato il momento di restituire le chiavi al proprietario del condominio. Una volta morti tutti e due quella porta si è chiusa per sempre dietro alle mie spalle e poi non ricordo più come ho fatto a riabituarmi a giornate diverse da quelle degli ultimi 15 anni, io che di anni ne avevo 16.
E con questo “allegro” post delle rimembranze chiudo per oggi e inizio il mio oggi visto che sono appena le 9 di mattina
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