Cary Grant e Deborah Kerr sono i due protagonisti di questo drammone sentimentale ricco di colori accesi e grondante di buoni sentimenti. Siamo davanti ad uno dei grandi classici del cinema hollywoodiano, sempre pronto a mettere in scena storie d’amore intense ma tormentate, costellate di ostacoli che non facilitano il lieto fine.
Nicky è un artista squattrinato che si fa mantenere dalla fidanzata di turno mentre Terry è una donna intelligente, affascinante ma impegnata. Lui si innamora di lei e lei ricambia dopo un principio di scarsa resistenza. I due si conoscono e vivono l’inizio della loro storia su una nave da crociera. All’arrivo i due decidono di darsi appuntamento da lì a sei mesi in cima all’Empire State Building. In quel tempo in cui saranno separati Nicky si guadagnerà da vivere per mettere da parte i soldi per sposare Terry e lei lo aspetterà mettendo nel frattempo alla porta il suo ex fidanzato. Ma il destino ahimè è in agguato e proprio mentre la donna si sta recando all’appuntamento, una macchina la investe rendendola invalida. Lei decide di non rivelare niente a Nicky che nel frattempo cade in una vera e propria depressione dove le donne non esistono più e dove rimane solo l’immagine dell’unica donna che lui abbia veramente amato, un’immagine impressa in un quadro dipinto dallo stesso Nicky. Il tempo passa, dopo un anno i due si rincontrano casualmente e ovviamente un caso fortuito metterà le cose apposto fino al lacrimosissimo lieto fine.
Io amo molto il cinema classico americano, quelle atmosfere così sapientemente coinvolgenti, con storie ben costruite e una recitazione da urlo, merito delle grandi star del periodo. In questo caso però sono rimasta abbastanza delusa, in quanto il ritmo è decisamente lentissimo e persino i due grandi attori protagonisti sembrano in una fase di stanca, più due vecchi innamorati che due persone nel pieno dei loro anni e della loro maturità sessuale. Non che il sesso sia una componente importante in questo periodo cinematografico così edulcorato, ma ciò che intendo dire è che manca il pathos, l’emozione, i tempi giusti e dei buoni dialoghi. Tutto è teatrale e buonista, poco credibile e tanto noioso.
VOTO 5,5
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