Al Crepuscolo è una raccolta di 13 racconti, la maggior parte dei quali già editi in riviste o come brevi novelle (Torno a prenderti).
Il libro ha pochi meriti e tanti, troppi limiti. Il fatto di utilizzare materiale già edito o risalente alla prima giovinezza del Re, rende questa raccolta un lavoro dozzinale e buono solo per spillare più di 20 euro dalle tasche di chi rientra nella folta schiera dei suoi Fedeli Lettori (che certo non aspettano l’uscita dei romanzi kinghiani in edizione economica).
I racconti passano dal dilettantismo al passabile senza quasi mai toccare l’apice del memorabile. Non troverete niente di equiparabile a raccolte come A Volte Ritornano o Scheletri. Lì c’era voglia di stupire e vera originalità, qui tutto ma proprio tutto richiama romanzi o racconti già letti.
Ma passiamo ad analizzare concretamente i racconti.
1) Willa: storia che svela le sue carte migliori a poche pagine dall’inizio. Il colpo di scena sta tutto lì, nella quarta o quinta pagina, conseguentemente la storia perde mordente quasi subito. Classico tema dei fantasmi ma trattato in salsa Ghost Wisperer…ma ahimè non sarà il solo in questa breve raccolta.
2) Torno a prenderti: donna che corre per sfuggire al dolore della perdita della figlia. Uomo pazzo che la vuole uccidere. Modesto, non del tutto valido, pochi sussulti.
3) Il sogno di Harvey: ecco un racconto che partiva con delle ottime premesse, buon pathos, atmosfera di tragedia imminente e poi puff svanito tutto in un finale aperto. A parte che mi ha ricordato molto ma molto da vicino un altro racconto intitolato “Spiacente è il numero giusto”, ma non si può davvero far finire un racconto con mezza gamba.
4) Area di sosta: classico tema dell’uomo codardo che diventa un vero duro dopo aver preso possesso della sua parte più cattiva. Non vi ricorda forse La Metà Oscura? Anche qui ci si aspetta grandi cose ma non si ottiene nulla.
5) Cyclette: dopo tanto arrancare si arriva finalmente ad un racconto originale, ben scritto e con una buona dose di aspettative, per una volta non deluse. Il finale lascia spiazzati perché è veramente qualcosa che non ti aspetti. Fa riflettere, soprattutto se si è in procinto di fare una dieta o se si è da anni schiavi di regimi alimentari rigidi.
6) Le cose che hanno lasciato indietro: qui invece viene affrontato il tema dell’11 Settembre. Anche qui siamo in presenza di un racconto degno del miglior King. C’è poesia, c’è tensione, c’è sentimento. Un racconto frutto di una riflessione non banale su un evento che ha colpito tutto il mondo.
7) Pomeriggio del diploma: non l’ho capito. Un guazzabuglio privo di senso, fortunatamente di breve durata. Di gran lunga il peggiore dei 13.
8) N.: strano, inquietante, forse un po’ tirato per le lunghe ma sinceramente l’unico che mi abbia creato problemi nel dormire serenamente. Sicuramente troppo ispirato alla mitologia lovecraftiana, perciò a lunghi tratti pesante.
9) Il gatto del diavolo: un brutto racconto, soprattutto perché privo di finale. Deludente ma anche poco pretenzioso perciò tutto sommato dimenticabile in fretta.
10) Il New York Times in offerta speciale: anche questo forse ispirato all’11 settembre. Bello, poetico, se non fosse per un finale che in questo caso è un non finale.
11) Muto: piacevole la costruzione del racconto, per metà racconto nel racconto per metà successione di fatti in tempo reale.
12) Ayana: spiegazione originale di come avvengono i miracoli. Bello soprattutto il modo in cui vengono descritti i rapporti famigliari, sicuramente vicini alla realtà di ognuno di noi.
13) Alle strette: il migliore, la ciliegina su una torta venuta male. Ha ironia, ritmo, angoscia e tutto ciò che serve per chiudere il libro con più soddisfazione di come lo si è aperto. Non salva la baracca ma alza la media generale anche se ricorda molto Il Gioco di Gerald.
Tirando le somme, il libro delude. Si pone come una macchia di sporco su una camicia pulita e per di più griffata. Stephen King certo non ha bisogno di dimostrare niente a nessuno ma sicuramente dovrebbe mostrare più rispetto verso chi continua a seguirlo in sentieri sempre più impervi. E’ curioso perché negli ultimi anni è riuscito a migliorare nei romanzi lunghi ed è invece peggiorato nei racconti che erano uno dei suoi fiori all’occhiello. Imperdonabile poi il fatto che si tratti di racconti vetusti, brutti anni fa e orrendi adesso, riesumati per mettere insieme 500 pagine.
Voto: 6
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