martedì 5 ottobre 2010

1 Recensione La Signora di Avalon (1997)

Leggere questo libro è stata una vera impresa persino per me che amo molto lo stile della Zimmer. La difficoltà mi è parsa drasticamente evidente fin dalle prime battute in quanto sono convinta che la bellezza di un qualsiasi romanzo si evince anche solo dall’incipit, se questo non decolla, difficilmente riuscirà a farlo il resto della narrazione.

Io amo, anzi adoro i libri che superano lo scarno confine delle 200 pagine, ma qui si è dato vita ad una pericolosa bulimia letteraria, per giunta non sorretta da un intreccio convincente e degno delle 563 pagine che compongono il romanzo. Quest’ultimo è composto da tre parti che corrispondono a tre periodi storici e a tre momenti nella storia di Avalon e delle sue Sacerdotesse. Ho trovato la prima frazione quasi inutile salvata solo dalle battute finali dove si spiega in che modo e soprattutto il motivo per il quale la sacra isola di Avalon viene separata dal mondo terrestre. La seconda è forse ancor più inutile visto che si perde nei soliti discorsi delle anime reincarnate che miracolosamente si ritrovano grazie all’aiuto della Dea e al richiamo di Avalon. Stavo seriamente pensando di abbandonare nel dimenticatoio questo romanzo quando all’improvviso, grazie all’ultima parte, si è risvegliato il sacro dono della scrittura della Zimmer.

Se infatti le prime due parti del romanzo sono totalmente intrise di descrizioni stile harmony o peggio ancora da banalissime introspezioni dei vari personaggi, la terza parte ci riporta di forza al mondo delle Nebbie di Avalon dove i protagonisti assumevano un identità a 360 gradi, rendendosi riconoscibilissimi al lettore e capaci di creare empatia con quest’ultimo. Viviana è l’assoluta protagonista di questo scampolo di romanzo, una Viviana che ritroviamo bambina e presto donna, una donna arrabbiata e combattiva ma sempre capace di grandi gesti dettati più dal cuore che dal volere della Dea. Interessante la scelta da parte dell’autrice di soffermarsi soprattutto sul rapporto burrascoso e contrastante tra la Signora di Avalon (la cinica e fredda Ana) e sua figlia Viviana. E’ un rapporto che si sviluppa pian piano passando dal rancore, alla rabbia fino ad una sorta di accettazione in nome di un bene più grande, ma mai passando attraverso l’amore, se non un amore celato dietro l’asprezza dei modi di una madre assente e piena di sensi di colpa verso una figlia tanto, troppo simile a lei.

La terza parte del libro presenta personaggi che poi diventeranno assoluti protagonisti delle Nebbie di Avalon, il capolavoro assoluto della Zimmer, un best seller che lei stessa non è riuscita ad eguagliare con gli altri romanzi che compongono il Ciclo di Avalon.

Il mio consiglio a chi si accingesse alla lettura del presente libro è quello di non scoraggiarsi nonostante un ritmo costantemente lento, che si protrae immutato fino a quasi tre quarti di libro. Il bello viene subito dopo ed è un bello che merita di essere letto. Tra l’altro non presenta neanche forti legami con il resto del libro procedendo quasi in modo autonomo verso direzioni molto più interessanti che si svilupperanno nel romanzo successivo, presumibilmente legato strettamente alla figura di Viviana ma anche a quella della giovane Igraine, qui ancora bambina.

Voto: 7   

 

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