martedì 29 marzo 2011

0 Ristorante Il Fanà

image

In un sabato marzolino, con un bel sole bomba come non lo si vedeva da tempo in quel di Cagliari, io e la mia socia decidiamo di avventurarci in Corso Vittorio Emanuele alla ricerca del fantomatico ristorante Fanà, locale lodato e incensato su vari siti specializzati nel settore. Cammina cammina, dopo la lettura frettolosa di alcuni poco allettanti menù esposti in ancor meno allettanti ristoranti di cui eviterò per decenza di fare il nome, arriviamo finalmente alla nostra meta. Affamate e ingolosite ci fermiamo con un’espressione di disappunto sui volti: toh manca il menu all’esterno! e ora che si fa? si entra e si rischia o si propende per l’arabo 200 metri più indietro? Vinte dal fatal morso di fame che ne uccise più della lama, decidiamo di varcare la misteriosa soglia….

Locale bellissimo, piccolo, fresco, con pietre a vista e musica d’atmosfera. Ci accoglie una signorina che si dimostrerà essere cameriera (l’unica presente) e proprietaria. Forse anche cuoca visti i lunghi momenti di attesa tra una portata e l’altra. Ci fa accomodare e pronti via con la pratica tutta sarda dello snocciolamento del menu senza carta. In realtà ci sono stati proposti gli antipastini di mare e noi abbiamo accettato con tanto di bavetta laterale. Abbiamo poi preso il vino della casa, un vermentino di Capoterra, fresco, in bottiglia e presentato in un secchiello (applausi a scena aperta anche solo per questo piccolo ma importantissimo dettaglio, quasi sempre trascurato dalla gran parte dei ristoranti). Ottimo. Come non citare poi il meraviglioso cesto di pane civraxiu abbrustolito, soffice e condito con olio? Meritevole di medaglia al merito e gran cappello da top chef.

Gli ANTIPASTI sono stati numerosi e vari, lontani (tranne l’insalata di mare, per altro ottima) dalla tradizione cagliaritana e sperimentatori di nuovi percorsi di gusto. Ho gradito soprattutto il tonno con fagiolini neri e i magnifici gamberoni avvolti in una fetta di zucchina e racchiusi in un vestitino di pane guttiau con tanto di salsa piccante di accompagnamento. Meno appariscenti anche sapidamente parlando, il pesce spada con la rucola e il caprino (discreto ma con poco carattere), la cernia con carciofi (delicata), il salmone con cipolle (troppo asciutto).

Tra i PRIMI abbiamo scelto le linguine con l’astice. Le varie opzioni erano: risotto ai frutti di mare, la fregola con arselle e ravioli con spigola e asparagi. Cosa dire? Non esagero dicendo che a mio gusto si è rivelato essere uno dei piatti di pasta più sublimi che abbia mai assaggiato se non proprio divorato nella vita. Un encomio particolare per il sugo dolcissimo, cremoso e quasi privo di semi. L’astice figurava come protagonista vista l’abbondanza di carne e la poca presenza di tristi gusci vuoti. Il Paradiso del gourmet praticamente.

Il secondo l’abbiamo accantonato per mancanza di forze e di spazio gastrico, ma ho buttato l’occhio con invidia e cupidigia su un bellissimo e abbondante fritto misto un tavolo più in là. Questo sicuramente presuppone il fatto che è mia intenzione tornare quanto prima a provare ciò che mi sono persa in questa prima positivissima visita.

Il DOLCE è stata un’altra sorpresa. Un assaggio di un poker di dolci composto da creme caramel, gelato al gianduia e amaretto, gelato al pistacchio, una crema misteriosa e un ottimo dolce ai frutti di bosco. Difetto abbastanza evidente è stata la presentazione non adeguata, vista la consistenza quasi liquida dei gelati (troppa attesa sul tavolo di cucina?). Il sapore di alcuni non mi ha convinto del tutto ma la mia socia ha apprezzato tutto con varie esclamazioni di piacere quasi orgasmico, motivo per il quale il mio giudizio è sindacabile di anatemi e insulti.

Per finire abbiamo preso un mirto e abbiamo chiuso con una bella chiacchierata con la proprietaria, molto attenta ai nostri consigli e altrettanto grata dei numerosi complimenti. Quest’ultima sviolinata ha dato adito all’offerta di un ulteriore giro di dolci post conto ma piene come otri abbiamo declinato a malincuore.

Il conto è stato di 58 euro in due. Una qualità prezzo invidiabile e da tenere conto vista l’assenza totale di una carta da cui scegliere, elemento che nella gran parte dei ristoranti della mia città rappresenta un vero e proprio terno a lotto con la ciliegina sulla torta di un conto a tre cifre come risultato di tanta spregiudicatezza. Consiglio Il Fanà a tutti, soprattutto alle coppie che qui troveranno un ambiente discreto e intimo, a meno di non avere la sfortuna (capitata alla sottoscritta) di imbattersi in un napoletano attaccato al cellulare per tutta la durata del pranzo.       

0 sentenze:

 

La finestra sul cortile Copyright © 2011 - |- Template created by O Pregador - |- Powered by Blogger Templates