martedì 25 marzo 2014

0 The uninvited (2009)

Manicomio: una ragazza viene prelevata dalla sua asettica stanza per fare ritorno a casa dopo lunghe sedute di terapia per elaborare il lutto conseguente alla morte della madre a causa di un incendio scoppiato in una notte d'estate. Nella grande villa al lago troviamo suo padre ufficialmente fidanzato con una bella e stronza biondona che sembra celare un oscuro segreto...
 
Ho trovato questo thriller ECCELLENTE. E la cosa bella è che non me lo aspettavo minimamente. Ero già pronta a schiacciare il pulsante stop con aria annoiata e rassegnata all'ennesimo esempio di pessimo cinema americano di serie zeta. Beh invece la sorpresa è stata massima.
 
Ci troviamo davanti ad un classico thriller psicologico dove diventa essenziale (ma questo lo capisci solo alla fine) osservare tutto con la massima attenzione per non arrivare spiazzati al colpo di scena finale, che in questo caso è ben congegnato e sensazionale. Niente viene lasciato al caso, tutto è spiegato nei minimi dettagli così da permettere allo spettatore (anche il più lento a capire i finali dei film) di evitare quelle penosissime ore trascorse su google alla ricerca della spiegazione del cinefilo fighetto di turno.
 
Il cast non è il massimo della vita. Facce femminili molto americane, dotate di due espressioni (sgomento e apatia). Ma fortunatamente almeno in questo caso è la STORIA che conta e non chi la porta in scena, perciò questi piccoli difetti possono essere facilmente superati lasciandosi traghettare dalla narrazione.
 
VOTO 8,5
 

sabato 22 marzo 2014

1 Joyland - Stephen King (2013)

Estate del 1973. Il giovane universitario Devin Jones decide di trascorrere le vacanze lavorando nel parco divertimenti di Joyland, sia per fare qualche soldo sia soprattutto per cercare di dimenticare la ragazza che gli sta spezzando il cuore. Qui conosce altri ragazzi che come lui hanno scelto di lavorare al Luna Park e con loro trascorre le torride ma formative giornate nel parco giochi, iniziando a farsi apprezzare dai burberi "figli del carrozzone" ossia coloro che gestiscono Joyland. Entrando in confidenza con la gente del luogo Devin viene a conoscenza di un fatto misterioso e agghiacciante avvenuto all'interno del castello stregato: una ragazza era stata uccisa al suo interno e da allora molte persone dicevano di averne visto il fantasma. Naturalmente il ragazzo è vinto dalla curiosità e inizia a investigare intorno alla faccenda, soprattutto perchè l'assassino non era mai stato identificato. Nel frattempo conosce anche il piccolo Mike (malato di distrofia) e sua madre che vivono in una grande casa lungo la spiaggia...
 
Romanzo di formazione ma anche piccolo esempio di noir dei giorni nostri. Devin rappresenta il ragazzo che arriva all'età adulta attraverso le delusioni d'amore, il primo lavoro, la prima esperienza sessuale con una donna più grande di lui e con la presa di coscienza che il mondo è un luogo spesso brutto e ingiusto. Ciò non toglie che per lui l'estate e l'autunno trascorsi lontano dalla sua routine non cambiano totalmente il suo modo di vivere in quanto una volta risolto il mistero decide di tornare all'università e lo ritroviamo in primavera innamorato di un'altra ragazza e quasi dimentico della promessa fatta a Mike di andarlo a trovare prima che stesse troppo male. Questo è un elemento abbastanza frequente nei romanzi di King: spesso i personaggi coinvolti in una storia macabra, avventurosa, tragica, finiscono sempre per tornare alle proprie esistenze chiudendosi a riccio rispetto a quello che hanno passato (It è uno degli esempi più celebri da questo punto di vista).
 
Il bello di questo romanzo è la sua semplicità. Penso che l'intento principale del suo autore non fosse il racconto di un crimine efferato ma la cornice nella quale si inserisce ossia come ho detto prima il passaggio dall'età del cazzeggio a quella delle cose serie. Questo si capisce molto bene dal fatto che la parte "gialla" del romanzo è abbastanza semplicistica e non coinvolgente tirata su unicamente dall'apparizione di alcune entità spettrali che conosciamo però solo per via indiretta in quanto essendo il romanzo in prima persona e non avendo mai il protagonista visto alcun fantasma sappiamo della loro esistenza nella storia solo grazie alle testimonianze degli altri personaggi. 
 
Affascinante la scelta di ambientare la storia in un Luna Park, un luogo che abbiamo amato e un po' temuto da bambini e che sta lentamente e inesorabilmente scomparendo dalle nostre città soppiantato da realtà più grandi come Gardaland, Eurodisney e altri enormi parchi tematici. 
 
Il romanzo è breve per chi è abituato ai grandi tomi tipici di Stephen, ma soprattutto è breve perchè si legge veramente tutto d'un fiato e si fatica a tenere da parte qualche pagina per i giorni successivi all'acquisto. Scritto benissimo (ma non è una novità) e con un finale realmente commovente come capita nei romanzi di Stephen King che prediligono l'aspetto umano rispetto alla ricerca del brivido.
 
Ottimo.
 
Voto 8 

domenica 9 marzo 2014

0 Lo specialista (1994)

Che film insipido!!
Diciamoci la verità: gli anni Novanta raramente hanno offerto a noi spettatori film degni di nota. Tutto patinato, molto incentrato sul cast, poco interesse per la storia. Questo film sintetizza il peggio di quell'epoca. La trama è abbastanza farraginosa: da una parte i cattivi (malavitosi che anni prima hanno ucciso i genitori della protagonista, assetata di vendetta) dall'altra il buono (Sly nelle vesti di uno specialista di ordigni esplosivi che per l'occasione si traveste da vendicatore della donna). 
Cattivi tagliati con l'accetta, la protagonista femminile bellissima e un po' bastarda, l'eroe buono pieno di conflitti interiori ma con alti ideali. Tutto già visto mille volte e perciò poco appassionante. 
Sharon Stone in questo film è all'apice della sua fama così come lo stesso Stallone. Entrambi scelti probabilmente per questo motivo, ma mentre Sly è perfettamente nella parte, la Stone sembra quasi inutile. La scena di patinatissimo sesso ci mostra il fondoschiena nudo di entrambi e questo è tutto.
Evitabile.
Voto 5

sabato 8 marzo 2014

0 Cop land (1997)

Cop land è la cittadina immaginaria di Garrison poco distante da New York creata e abitata unicamente da poliziotti corrotti. L'unico personaggio onesto è lo sceriffo del posto (interpretato da un grassoccio e dimesso Sylvester Stallone) mezzo sordo e con ben poco carattere. Ma come succede spesso nei film interpretati da Sly l'antieroe diventa improvvisamente l'eroe dei nostri giorni e risolve la situazione con coraggio e una buona dose di pallottole.
Il film è un tipico prodotto anni Novanta che vive sul ritmo forsennato e soprattutto sui nomi in cartellone. Qui sono decisamente tanti: Ray Liotta, Robert de Niro, Harvey Keitel. Tutti magistrali e nel pieno delle loro forze. 
Voto 6,5

giovedì 6 marzo 2014

2 Rambo (1982-2008)

John Rambo (Sylvester Stallone) è un reduce della guerra del Vietnam che una volta tornato in patria non viene accolto con tutti gli onori ma con un arresto per vagabondaggio. L'America ha scordato i propri eroi arrivando addirittura a disprezzarli e a classificarli come poveri pazzi. Rambo si presenta come un brav'uomo in cerca di fortuna ma quando viene incarcerato ingiustamente e trattato peggio di una bestia, qualcosa dentro di lui si rompe facendolo riprecipitare nell'incubo della guerra. Un solo uomo riesce a sconfiggere un intero squadrone di poliziotti e in questo modo nasce il personaggio Rambo: capelli lunghi, molti muscoli, poche parole, molti fatti. 
Il primo film è quello più umano, quello più vicino alla psicologia del personaggio, quello che critica il sistema americano (capace di volere una guerra inutile e allo stesso tempo di colpevolizzare chi la guerra è andato a farla). Diciamo che è un gran film che non avrebbe meritato un sequel, figuriamoci tre! Invece, come spesso accadeva negli anni Ottanta, si è voluto sfruttare il successo al botteghino per creare nuove storie, a dire il vero sempre più inverosimili. 
Ecco che Rambo viene sempre richiamato al dovere (sfruttando per altro il suo istintivo senso della giustizia) per combattere nuove guerre in Vietnam, in Afghanistan e in Birmania e sempre col compito di liberare qualche imbecille che si è fatto catturare dal nemico di turno. 
La cosa sorprendente è che Rambo 2 (1985) e Rambo 3 (1988) sono un misto tra A-Team e Indiana Jones, sia per ironia (molto poca in verità) sia per le varie dinamiche che guidano la storia. Sono filmetti dove la recitazione è davvero pochissima cosa perchè tutto è funzionale alle imprese sempre più titaniche del protagonista, una sorta di Robocop in vesti umane.
L'ultimo (inutile) film è invece l'ennesimo tentativo di Stallone di rivitalizzare la sua (ormai impietosa e plasticosa) immagine attraverso la chiusura (speriamo) delle saghe che l'hanno reso celebre in ogni parte del globo. Questo film si distacca dai precedenti sia per l'assenza del colonnello Trautman che per l'indice di violenza. Pur essendo abituata al genere splatter ho avuto serie difficoltà a mantenere nello stomaco quello che avevo mangiato a pranzo nell'assistere a decapitazioni, squartamenti, corpi ridotti in mille pezzi. Un po' troppo direi. Inoltre in John Rambo il protagonista non è più tale, sembra più una figura comprimaria piuttosto che il grande eroe. L'unica cosa buona è il suo ritorno in America dopo quarant'anni di esilio (dalla penultima sequenza capiamo infatti che si è finalmente rotto le palle in via definitiva delle violenze della guerra).
Dalla recensione si capisce che questo non è uno dei miei personaggi favoriti e inevitabilmente mi viene spontaneo fare un paragone improprio con Rocky che per me rimane la saga dove Stallone ha dato il meglio di sè. Rocky ha tanta recitazione, una storia nella quale è facile immedesimarsi, un protagonista veramente carismatico e a suo modo vulnerabile e capace di accettare i propri limiti (pur riuscendo spesso a superarli). Rambo è un personaggio poco umano, quasi robotico, indecifrabile. I suoi film li vedo come pane unicamente per il pubblico maschile e questo per me ovviamente è un enorme limite. 
Voto complessivo 6 

sabato 1 marzo 2014

1 Rocky (1976-2006)

In pochi giorni ho colmato tutte le mie lacune sul personaggio Rocky Balboa, nel senso che ho visto (e in minima parte rivisto) l'intera mitica saga che vede per protagonista il pugile di origini italoamericane. 
La visione è stata spettacolare e nostalgica, costellata di tante emozioni contrastanti, dal piacere per una recitazione d'altri tempi alla malinconia per un passato cinematografico ormai perduto. In quegli anni (settanta e soprattutto Ottanta) il cinema ci nutriva di eroi e antieroi, di figure destinate a diventare leggenda, come nel caso appunto di Rocky, impersonato da uno splendido (almeno fino al 1990) Sylvester Stallone, che si fa notare non solo come protagonista dei film ma soprattutto come sceneggiatore, soggettista e regista, dimostrando in tutti questi casi una maestria eccezionale.
Rocky è un giovane non giovane già dal primo film. E' un uomo ad un tiro di schioppo dai 30 anni, pugile mediocre e a tempo perso, rozzo, sempliciotto ma dai grandi principi morali. Vive in quel di Philadelphia, in periferia, in un monolocale di pochi metri quadrati che divide con le sue tartarughe e il pesce rosso. Il cibo per i suoi animaletti lo compra nel vicino negozio di animali in cui lavora la timida e insicura Adriana, la ragazza che gli fa battere il cuore. In poco tempo la sua vita inizia a cambiare in quanto viene scelto dall'allora campione del mondo dei pesi massini Apollo Creed come suo sfidante e inizia anche la sua storia d'amore con Adriana, sorella del suo migliore amico Paulie. L'allenamento a cui si sottopone è noto a tutti: corsetta fino al museo di Philadelphia, pugni ai quarti di bue e tanta palestra insieme al suo allenatore e manager Mickey. Il primo film lo vede perdente ai punti contro Apollo. 
Nel secondo film (1979) abbiamo naturalmente la rivincita e la vittoria di Rocky che conquista il titolo di campione del mondo di pesi massimi. Lui e Adriana nel frattempo si sono sposati e hanno messo al mondo il loro primo e unico figlio Rocky Jr. (Adriana ha di molto migliorato il suo aspetto diventando molto affascinante). La vita inizia a cambiare anche da un punto di vista economico visti gli alti guadagni ricavati dagli incontri e dalla crescente popolarità di Rocky.
Nel terzo film (1982) l'avversario è Mister T, notissimo a tutti noi degli anni Ottanta come protagonista della serie A-Team. Nel quarto film (1985) viene dato ampio spazio al conflitto Usa Urss facendolo però calare sul quadrato in quanto Rocky viene sfidato dal quasi robotico Ivan Drago. Divertente l'allenamento di Rocky addirittura tra le nevi della Russia. Clamorosa la colonna sonora (ma effettivamente il discorso è valido per tutti i sei film).
Quinto film (1990) incentrato sul rapporto conflittuale tra Rocky, ormai ritiratosi dal mondo della boxe, e suo figlio, un ragazzino geloso del rapporto di intesa tra suo padre e il giovane che inizia ad allenare. Doveva essere l'ultimo film della saga ed è l'unico in cui non vediamo Rocky salire sul ring perchè uscito mal ridotto dall'ultimo incontro con Ivan Drago. Come dicevo doveva essere l'ultimo film ma inaspettatamente ben sedici anni dopo vediamo comparire sul grande schermo Rocky Balboa (2006), un film abbastanza amaro e che vede calare definitivamente il sipario sulla vita del nostro amato pugile. In questo film Rocky è un uomo ormai in età avanzata che vive tristemente la sua vita ormai priva della sua dolce metà Adriana morta qualche anno prima. Rocky vive in un passato che ormai non esiste più e ogni anno ricorda sua moglie facendo il giro di tutti i luoghi che frequentavano insieme. Suo figlio è diventato distante e freddo, surclassato dall'ombra di suo padre ancora molto amato dalla gente di Philadelphia. Rocky però sente ancora il desiderio di tornare sul ring e così accetta di partecipare ad un ultimo incontro contro l'attuale campione del mondo, un ragazzo molto più giovane di lui. Il film è abbastanza improbabile nel senso che l'incontro viene vinto ai punti dal giovane e solo alla decima ripresa. Okay onorare Rocky Balboa ma nessuno crederebbe mai ad un risultato del genere nella vita reale. Diciamo che questo film rappresenta bene l'ultima fase cinematografica di Stallone, quella sbruffona e un po' ridicola, ma diciamo che in questo caso lo si può anche perdonare.
Perchè Rocky è così incredibilmente speciale? Non so cosa risponderebbero gli altri ma parlo per me e dico che questa saga ha il potere di aprire una finestra sul passato, su ciò che ci faceva sognare da bambini, l'eroe buono che all'inizio è un anche po' sfigato ma che con la volontà e la perseveranza riesce a conquistare il mondo e il nostro affetto. E' anche un film che riesce sempre a stare al passo coi tempi e che crea un'empatia naturale con lo spettatore. Sylvester Stallone è perfetto nella parte di Rocky e ovviamente un grandissimo merito va al suo doppiatore ufficiale, il mitico e indimenticabile Ferruccio Amendola (ma bravissimo anche Gigi Proietti nel primo Rocky), capace di dare le sfumature giuste a questo eroe di borgata.
Grazie a questi bei film sono tornata per qualche ora alla mia infanzia ed è stato un viaggio bellissimo.
VOTO COMPLESSIVO 10
 

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