mercoledì 27 ottobre 2010

0 X-Factor 4. Pagelle Ottava puntata

E fu così che Mister Simpatia se ne tornò ai suoi lidi toscani. La sua uscita non toglie nulla al programma in quanto si viaggia bene anche senza la sua timbrica accademica e la faccia da disturbato mentale. Ma vogliamo parlare di tutte le espressioni facciali che ci ha regalato durante il ballottaggio? Mi sembrava uno di quei bambini viziati che trattengono il fiato fino a scoppiare finché il genitore non gli compra il giocattolo. E c’è chi l’ha accontentato: Mara Maionchi. Fortunatamente gli altri 3 hanno fatto il loro dovere e Davide continua la sua strada, sapendo però che tutte i pronostici sulla sua vittoria finale sono stati improvvisamente ridimensionati. Ormai appare chiaro che il vincitore designato sia Stefano, che canti male o che canti peggio è sempre lì, un metro avanti agli altri e solo per motivi lontanissimi dalla musica.

Dami – Gimme some lovin: pura accademia, un ottimo corista e nulla più. Ha una gran voce ma questo suo compiacersene toglie qualunque giudizio positivo sulle sue performance. Penso che abbia studiato anni e anni di canto ma se in quattro anni non sei riuscito ad entrare dalla prima puntata un motivo ci sarà pure. E’ un maniaco del vocalizzo e di un uso sovrabbondante del vibrato, cosa che in Italia non ha portato a niente (vedi il fallimento discografico di Giorgia e il recupero solo post mortem di Alex Baroni). Stasera ha cantato meglio di tutte le altre puntate ma va a casa. Ce ne faremo una ragione. Voto: 6,5

Kymera – The Phantom of the opera: bellissimo l’aspetto scenografico e coreografico di tutta l’esibizione. Atmosfere vecchio horror che sembrano calzare a pennello sul duo più teatrale delle quattro edizioni. I Kymera sono cresciuti parecchio nel corso di queste 8 puntate, partendo da evidenti limiti tecnici (stonati come campane per dirlo in basso italico) sono arrivati ad un controllo quasi totale della voce. Non sono belli, non sono carismatici, ma sono strani e forse è proprio la non convenzionalità che va cercando chi guarda questa trasmissione, non per niente Nevruz, Nathalie e appunto i Kymera sono ancora in lizza per un posto d’onore in una trasmissione ultra pop. Il brano era difficile ma loro l’hanno portato a casa con sicurezza e personalità. Voto: 7,5

Ruggero – Mambo italiano: inglese pessimo ma gli si perdona tutto a uno con una faccia come questa. E’ un folletto imberbe, uno che ha sempre in tasca il sorriso e l’autoironia e che ha smesso praticamente dalla seconda puntata di prendersi sul serio, rinunciando all’imitazione di Michael Bublè e acquistando sempre più una sua dimensione. Ha ragione Ruggeri quando dice che il suo destino sarà nei musical. Sa cantare e ballare quanto basta, continua inesorabilmente a mangiarsi il palco e ha solo 17 anni appena compiuti. Non sarà mai una stella della musica ma ha un futuro nei teatri o in televisione. Bravo Ruggero. Voto: 7

Nevruz – Cosa sono le nuvole: confesso la mia ignoranza e ammetto di non conoscere il brano in questione. Ero certa che sarebbe andato in ballottaggio proprio per la poca notorietà del pezzo, ma evidentemente molti sono rimasti colpiti dall’interpretazione sofferta di Nevruz, capace anche di commuoversi a fine esibizione. Devo dire che non ho apprezzato per niente il ritorno alla timbrica fasulla, quella tutta di gola che in qualche modo doveva ricordare il modo di cantare di Modugno. Nevruz deve cantare con la sua voce naturale, tra l’altro particolarmente bella. Onestamente stasera ho fatto fatica a capire la sua esibizione. Voto: 6

Davide – Everybody’s talkin: altro brano non proprio conosciutissimo e forse per questo Davide finisce al ballottaggio. Il pezzo di stasera era fin troppo elegante per un pubblico giovane e inesperto in quanto a colonne sonore. Ma alla Maionchi faceva tanto schifo un bel Bryan Adams tratto da Robin Hood principe dei ladri? Io non sto più capendo le assegnazioni dei brani. Davide ha una voce particolare che merita di essere utilizzata per qualcosa che sia più vicino al suo mondo, che tra parentesi non è quello di Balliamo sul Mondo di Ligabue. Il ragazzo ha bisogno solo di una chitarra e va da solo. Nel ballottaggio ho apprezzato tantissimo l’esecuzione del brano di Tanita Tikaram, mentre non ho capito la scelta banalissima e piatta di Se io, se lei di Antonacci (mai eseguire le sue canzoni senza base o si rischia di ucciderle). Voto: 5,5

Nathalie – Let The sunshine: finalmente dopo una lunga pausa Nathalie è tornata a cantare con personalità e convinzione, trasmettendo qualcosa in più del quasi nulla delle ultime 4 esibizioni. Secondo la mia personalissima opinione questa ragazza non è in grado di cantare tutto, devi proprio sforzarti per trovare il brano adatto alle sue corde e perdonatemi fans di Nathalie, ma per me questo è un grosso limite. Anche quando canta ciò che le piace stenta sempre a tirare fuori gli attributi, a personalizzare, a dare un marchio a ciò che sta cantando. Sempre a metà strada tra il vorrei ma non posso. Non mi convince mai del tutto. Voto: 6,5

Stefano – La prima cosa bella: eccoci qui come ogni martedì a commentare l’esibizione di un Non cantante, anzi dell’anti-canto per eccellenza. Voce tremolante che non manca mai, vocettina alla Zecchino d’oro e voilà ecco che il timido Stefano passa alla fase successiva. La versione doveva essere quella della Ayane ma in realtà non si è capito se non per la base. Due mondi diversi, due voci diversissime, insomma nonostante a me la Ayane mi stia sugli zebedei, non c’era proprio possibilità di confronto. E poi perché non provare con la versione originale di Nicola di Bari? Almeno avrei tenuto le palpebre aperte fino alla conclusione di quel lunghissimo minuto e 50. Inoltre ieri abbiamo capito perché nessuno osa criticare Stefano: guardate al momento del commento di Ruggeri che cosa è capitato. Lacrimoni e faccia a prugna di uno che tra poco corre via a rifugiarsi sotto la gonna della Casale. Basta, abbiate pietà di noi voi Popolo di Rai 2 che spendete male i vostri soldi. Voto: 4

 

  

       

 

mercoledì 20 ottobre 2010

1 X-Factor 4. Pagelle Settima Puntata

Come preannunciavo nel precedente post, Stefano “Sterminator” Filipponi, ha portato al patibolo un’altra gran voce: stavolta infatti è toccato alla sicula Cassandra abbandonare prematuramente il programma e con una faccia nero fumo che promette tempesta. Come darle torto? Il suo ballottaggio con Ruggero è stato peggio che ridicolo, infatti tutti già sapevamo come avrebbe votato la giuria che mai (almeno in questa edizione) ha dato una seconda chance ad un concorrente già finito nello spietato gioco della roulette finale. Chi doveva andare allo scontro finale? A mio modesto parere Stefano e Damiano, uno per incapacità vocale e l’altro per manifesta banalità a livello timbrico e interpretativo. Una considerazione finale: il day time sta pesantemente rovinando il gioco, sarebbe il momento di chiudere con le chiacchiere e lasciar fare agli rvm, così come è sempre stato.

P.s: i brani italiani scelti per rappresentare il XXI secolo sono veramente indecenti

Ruggero – 7000 caffè: sarò matta e probabilmente incompetente ma continuo a pensare che questo ragazzino che all’inizio non potevo vedere neanche in cartolina, abbia del talento. Ora, non avrà un’estensione vocale pazzesca o il vibrato, ma canta in modo piacevole e con personalità. Non annoia mai, sa persino ballare, padroneggia il palco come pochi, è una persona solare e positiva e credetemi che ormai di rado si vedono facce così a 17 anni compiuti. Per le strade si vedono eserciti di zombie con gli zaini sulle spalle e l’espressione da giorno dei morti, adolescenti che riempiono le bacheche di Facebook con pensieri positivi come “la vita è una merda e nessuno mi capisce”. Almeno questo qui una risata ogni tanto se la fa che diamine! Tornando all’esibizione, la canzone assegnatagli non era facile vista la presenza quasi costante di note basse nei brani di Britti. Voto: 6,5

Nevruz – Nuova ossessione: ero molto scettica su questa assegnazione soprattutto dopo aver visto nelle prove la difficoltà iniziale di Nevruz ad approcciarsi con un brano difficilissimo. Invece, come sempre accade, Nevruz canta bene e con nessuna imprecisione, usando forse per la prima volta la sua voce al naturale. Il risultato dovrebbe aver messo a tacere tutte le critiche sulla sua presunta assenza di talento, sulla sua intonazione e sul suo essere un cantante. Questo ragazzo ha una grande strada davanti che forse non passerà dalle vie più commerciali o da Sanremo, ma che arriverà sicuramente in alto. Voto: 7,5

Kymera – Non me lo so spiegare: il brano era più che arduo per chiunque, inoltre aveva anche una grande responsabilità a livello emotivo in quanto suppongo che molta gente a casa abbia avuto come colonna sonora delle loro storie d’amore questa bella canzone di Tiziano Ferro. Persino i Kymera al momento dell’assegnazione si sono guardati in modo inequivocabile…Ho però trovato la scelta un po’ furbetta visto che non tanti giorni fa proprio Ferro ha fatto il suo scontatissimo e strategico coming-out. Canzone scritta da un gay ormai dichiarato cantata da una coppia omosessuale dichiaratissima. Nonostante ciò l’esibizione di ieri è stata perfetta sotto ogni punto di vista, sicuramente la migliore della serata e di tutte le precedenti performance dei Kymera. Infatti le loro voci finalmente si sono sposate in modo del tutto armonioso dando vita a due minuti di grande effetto sia emotivo che canoro. Voto: 8

Stefano – Eppure sentire: allora, risentendo su You tube l’esibizione di Stefano tutto ciò che si percepisce è la sua lingua felpata che tenta a fatica di staccarsi dal palato e il fastidiosissimo e onnipresente tremolio della voce. Ha cantato senz’altro meglio delle ultime tre volte ma diciamo che tanti avrebbero fatto meglio di lui. Ormai la Casale Maria Goretti ha deciso di prendere del tutto in mano la situazione e infatti si capisce senza tanto sforzo che la Maionchi ha abbandonato il progetto Filipponi già da tempo. Un discografico serio non darebbe mai una chance ad una persona che non sa cantare e che va avanti sempre per la stessa motivazione: buonismo formato sms. Riderò quando e se la major discografica di turno sarà costretta a fargli firmare un contratto da 300000 euro. Voto: 4,5

Nathalie – Tu che sei parte di me: non ho ancora capito cosa le sia capitato nel corso delle settimane ma soprattutto mi è davvero difficile comprendere la motivazione delle sue crisi di pianto a giorni alterni. Passa avanti ogni settimana e si lamenta perché le canzoni non la valorizzano. Io questi discorsi non riesco proprio ad accettarli così come il cenno di sì con la testa quando Ruggeri le prospetta una carriera lontana da programmi come X-Factor. Non mi piacciono le persone che sputano sul piatto dove mangiano. Passando all’esibizione: molte imprecisioni e poca voce almeno fino alle battute finali quando Nathalie decide di tirare fuori il solito bel graffiato e mostrare un po’ di personalità. Performance molto al di sotto delle sue capacità. Continua la fase di declino ma nonostante tutto continua a tirare avanti. Voto: 5,5

Davide – Parlami d’amore: non mi è piaciuto. Niente da dire sull’intonazione né sulla timbrica ma il brano non gli stava addosso per niente. Penso che Davide abbia seria difficoltà con brani che presuppongono un dispendio generoso di fiato e dove la personalità del cantante originale sia così spiccata. Io infatti continuavo a pensare a Sangiorgi e lo rimpiangevo, perciò almeno dal mio punto di vista l’assegnazione del pezzo era sbagliata dall’inizio. Non mi piace il fatto che il nome di Davide ricorra continuamente quando si parla di vincitore finale, è un po’ come giocare una partita che sai già come andrà a finire. Per carità, il ragazzo merita sicuramente un contratto discografico visto il grandissimo talento dimostrato ma sarebbe il caso di valorizzare la sua timbrica con qualcosa di più adatto e che giustifichi l’eventuale vittoria. Voto: 6

Cassandra – Ricomincio da qui: ad Elio faceva tanto schifo Come Foglie della Ayane? Almeno era più orecchiabile, più commerciale, meno lagnosa, meno disarmonica e noiosa. Cassandra ha subito la sconfitta per l’assegnazione di un brano mi verrebbe da dire volutamente sbagliata. La sua eliminazione era nell’aria da settimane e ancora mi chiedo perché. Questa ragazza ha una voce straordinaria e matura, magari a volte non molto controllata per eccesso di virtuosismo ma comunque unica. Probabilmente questo era il suo ultimo treno vista l’età non certo paragonabile ai 17 anni di un Ruggero. Meritava di andare avanti per mille ragioni ma soprattutto per il talento e la personalità, che in questa edizione scarseggiano visibilmente. Mi auguro che il suo destino sia simile a quello di Noemi, eliminata ingiustamente e poi arrivata comunque al successo, superando nettamente i compagni di avventura, incapaci di vendere un disco o semplicemente finiti nel dimenticatoio. Voto: 6,5

Dami – Credimi ancora: il piccolo mostro di simpatia decide di giocarsi tutte le sue carte e canta sfoderando tutte le mossette giuste, gli sguardi in camera e la grande e inutile gestualità, tanto cara alla scuola di Amici. Cerca di imitare Mengoni praticamente in tutto. Non voleva fare una versione uguale a quella di Marco e poi quello che si è visto racconta tutta un’altra storia. Non si può dire che sia stonato ma non ha proprio personalità in quanto sembra rifarsi sempre a cinque o sei cantanti diversi, prendendo dall’uno e dall’altro quello che potrebbe piacere a casa. Non sopporto il suo doppio mento. Voto: 5

     

 

 

 

venerdì 15 ottobre 2010

0 Recensione War Games – Giochi di guerra (1983)

Chiunque abbia un’età superiore ai 30 anni dovrebbe conoscere anche solo per sentito dire questo piccolo grande film costato all’epoca un fiume di soldi ma capace di entrare di fatto nella memoria collettiva di un’intera generazione di ragazzi e adulti.

Trama: siamo in pieni anni 80, David (un imberbe Matthew Broderick) è un adolescente con la fissa per i videogiochi e proprio questa sua mania lo porta a far scattare il pericolo di una guerra globale, infatti (grazie ad una tecnica che poi sarà molto cara ai futuri hackers) entra per caso nel database del centro militare degli Stati Uniti, iniziando una partita di “Guerra Termonucleare Globale” con Joshua, un computer ideato dal Dottor Falken. Il gioco in realtà non è una simulazione in quanto il computer pur ricevendo l’ordine di interrompere l’attacco, continua a giocare riuscendo a identificare il codice che dovrebbe far partire i missili dalle basi americane verso quelle sovietiche. Solo David capisce quale sia l’unico modo per fermare Joshua…

Commento: non vedevo questo film da tempi immemorabili visto che dopo un’epoca in cui almeno nel periodo natalizio l’allora Fininvest riproponeva a ciclo continuo i film culto degli anni 80, si è arrivati a proporre solo le repliche di film di terza categoria o peggio ancora telenovele tedesche. Sappiate giovani generazioni che c’è stato un tempo in cui la televisione era utile e dilettevole, ora è solo marcia. Concluso il pistolotto passiamo a questo bel film, perché di bel film si tratta. Tralascio la mia passione viscerale per gli Anni 80, per la loro ingenuità ma anche per la loro immensa capacità di ragionare su un ipotetico futuro a tinte fosche. Erano anni in cui la tecnologia stava per la prima volta facendo passi da gigante e soprattutto c’era stato l’exploit dei primi antesignani videogiochi, sia i cabinati che gli scatoloni da scrivania, quei cosi grigi della IBM con le scritte verdi su sfondo nero, capaci di metterci più di un’ora per caricare un singolo gioco. David è più di un videogiocatore della domenica, è un piccolo genio dell’informatica, con tutti i dispositivi presenti in camera e capace di creare connessioni (molto simili a quelle attuali di internet) che gli permettono addirittura di cambiare i proprio voti nel database della scuola. Inutile dire che un database scolastico noi ce lo sognavamo all’epoca (ma chissà forse anche ora) ma evidentemente in America era una realtà già da anni.

Ciò che rende affascinante questo film è sia questa piccola tematica che avrà sicuramente fatto impazzire i ragazzi degli anni 80, ma anche quella più seria del conflitto tra Unione Sovietica e Stati Uniti. Tutto il film richiama questo grande tema che ha rappresentato per tutto il mondo la concreta possibilità di una Terza Guerra Mondiale. E’ un tema che è stato molto sfruttato dagli americani nel decennio di cui stiamo parlando, un po’ come gli effetti della guerra nucleare in gran parte delle serie animate prodotte in Giappone. Ciò che fa paura o ciò che ha ferito in profondità l’umanità viene sviscerato quasi in funzione apotropaica ed esorcizzante. In questa pellicola il succo di tutto il discorso viene sintetizzato dalla frase finale di Joshua “L’unica mossa vincente è non giocare”, e ciò dimostra ampiamente come l’intenzione del regista John Badham (autore anche di un altro cult movie come “Corto Circuito”)fosse quella di lanciare un messaggio di pace in un lungo momento in cui c’è stato il rischio di un conflitto tra le due maggiori potenze mondiali che avrebbe potuto produrre danni inimmaginabili sull’intera umanità.

La pellicola ha ritmo da vendere, è infatti godibile anche dopo quasi 30 anni dalla sua uscita nelle sale e questo anche grazie alla totale assenza di tempi morti. Broderick è un credibilissimo giovincello dall’aria furba e dalle soluzioni alla Mac Gyver, soluzioni francamente impossibili ma forse proprio per questo capaci di strappare un sorriso e un moto di ammirazione e invidia. Fa un po’ troppo il saputello e appare incredibile che alla fine venga graziato dal Presidente degli Stati Uniti pur avendo portato la nazione intera ad un passo dalla guerra, seppure per gioco. La storia d’amore dentro il film è a dir poco convenzionale, il classico topos delle pellicole anni 80 dove quello che viene considerato lo sfigato della scuola riesce a conquistare la bella della classe. Il personaggio del dottor Falken è anch’esso ricorrente, l’uomo che costruisce strumenti di guerra che si trasforma in uomo di pace dopo aver riflettuto sulla stupidità umana e sull’inutilità della guerra, ciononostante è a dir poco fondamentale all’interno della pellicola anche se verso la fine non si capisce perché non prenda in mano l’iniziativa pur sapendo come risolvere la situazione. Lascia infatti fare a David forse per fargli che chi sbaglia deve anche saper rimediare. Tuttavia ad un passo dalla guerra non stai a far giochini e ti rimbocchi le maniche. Tutto ciò è molto tipico di certe produzioni americane, più attente a creare pathos che a cercare di non sbandare oltre il sentiero della logica.

Mi ha stupito molto la critica accesa verso l’inaffidabilità delle macchine, di certo adesso sarebbe molto difficile trovare un film che ridimensiona l’importanza delle macchine rispetto a quella umana, in quanto siamo totalmente schiavi di esse, da quando ci alziamo dal letto e accendiamo il nostro portatile a quando ci addormentiamo col cellulare acceso sul comodino. Sarebbe bello poter avere ancora quella sana ingenuità e scetticismo nei confronti di qualcosa che tuttora non è del tutto affidabile e controllabile. Si tratta insomma di un film moraleggiante ma anche divertente. Un mix imperdibile da cui sono nati anche videogiochi, dimostrando come alla fine il film non abbia insegnato più di tanto.

Voto: 9      

mercoledì 13 ottobre 2010

2 X-Factor. Pagelle sesta puntata

Ieri l’uscita di Dorina ha dato un brutto segnale e un avvertimento a tutto il carrozzone: MAI METTERE UN CASO UMANO IN UNA TRASMISSIONE TELEVISIVA CHE PREVEDE UN TELEVOTO E UN VINCITORE FINALE.

Tanto è vero che Dorina, che ha una bella voce, va a casa mentre Stefano Filipponi, che di voce non ne ha e non ne ha mai avuto, rimane in gioco grazie alla sua balbuzie e agli studiati montaggi del Day Time di Rai 2.

Aspettando la prossima vittima sacrificata sull’altare del buonismo (a chi toccherà? Nathalie, Cassandra o i Kymera?) caliamo un velo pietoso e passiamo alle pagelle.

DAVIDE – I’M OUTTA LOVE: il ragazzo è tornato a brillare dopo qualche puntata fermo ai box. Gonfia le ruote, sistema il ciuffo, afferra il microfono e si mangia letteralmente il palco, il pubblico in studio e noi a casa che restiamo a bocca aperta davanti ad una versione da sala d’incisione di una canzone che, almeno a me personalmente, non è mai piaciuta. Mi sbilancio e dico che la versione di Davide è addirittura superiore all’originale, soprattutto perché la sua voce è naturale a differenza di quella fasulla e contraffatta di Anastacia. Bravo! Voto: 9

DORINA – HOT STUFF: il brano, almeno sulla carta, si presenta adattissimo alla voce di Dorina che finalmente può urlare a suo piacimento e dare spettacolo sul palco in compagnia di due ballerini che le si attorcigliano addosso, solleticando l’ormone di qualche pensionato a casa. Ovviamente scherzo visto che stasera le coreografie di Tommasini sono state a dir poco eccelse. Come al solito prima strofa di alto livello con un uso appropriato e controllato della voce, poi solita serie di strepiti che se ne fottono della scala musicale, della base e delle nostre orecchie. Ciò non toglie che in ogni modo l’esibizione di stasera (pur non brillando) non giustifica assolutamente la sua presenza al ballottaggio finale così come peggio ancora l’eliminazione dal talent. Voto: 6

NEVRUZ – MI VENDO: anche in questo caso si tratta di un pezzo che dovrebbe calzare alla perfezione con l’animo goliardico di Nevruz, anche se non capisco cosa c’entri con la Dance, se non con quella della salette Revival tanto care agli anni 90. Sorpresa delle sorprese, Nevruz canta in un cesso creato per l’occasione. Base rockeggiante e ritmata. Come al solito si tratta di una performance completa, che unisce folle teatro a una voce che, dite quello che vi pare, per me è meravigliosa. Camaleontica, controllata, mai stonata, in una parola “Originale” ma l’originalità cara Tatangelo, caro Malgioglio o caro critico ics che non sai fare il tuo mestiere non fa rima con calante o antimusicale. Grande grandissimo. Voto: 10

RUGGERO – YOU’RE MY FIRST, MY LAST, MY EVERYTHING: brano troppo pretenzioso per il giovanissimo Ruggero. Penso che sia uno dei pezzi più difficili al mondo perché a mio modo di vedere presuppone un timbro simile a quello di White, ossia qualcosa tipo Mario Biondi. Vi pare poco? Ruggero oggi ha rischiato di finire al ballottaggio senza passare dal Via, soprattutto perché a differenza di altri cantava un brano non conosciutissimo nel mondo degli under 17, ossia il suo pubblico votante e poi perché tanti stasera hanno cantato meglio di lui. A me ha fatto più che altro tenerezza perché le lacune erano evidenti: inglese alla Toto e Peppino, sempre a corto di fiato, atteggiamento da vecchia gloria che va tra il pubblico di donne con lo sguardo maliardo, peccato che abbia da poco dismesso il pannolone. Voto: 5

CASSANDRA – WHAT A FEELING: è di gran lunga l’esibizione più coraggiosa di tutta la serata e per me anche la più emozionante. Si toccava con mano la voglia di rivalsa di Cassandra rispetto alle critiche (per altro basate sul nulla) della scorsa puntata. Cassandra ha voluto cantare e ballare allo stesso tempo. Ma non mettere insieme due passettini, proprio dare vita ad una coreografia quasi identica a quella dei ballerini che l’accompagnavano. Provvista di archetto ha fatto qualcosa di eccezionale, dare vita ad uno spettacolo in cui ha mostrato non solo le sue qualità vocali (per altro indiscutibili), ma anche una grande propensione per il musical. La ragazza balla bene, canta meglio ed è credibile. A me ha mostrato una drammaticità pazzesca. Applausi a scena aperta. Voto: 10

STEFANO – I WILL SURVIVE: eccoci alla mela della discordia. Io in tutta sincerità non mi aspettavo che cantasse meglio della volta scorsa perché è ormai evidente che il ragazzo è entrato in una spirale di insicurezza che ha cancellato in via definitiva quel poco di intonazione che aveva nelle prime puntate (dove comunque non ha mai brillato). Stasera lo sapevo dall’inizio avrebbe vinto la canzone, conosciutissima e meritoria da sola (per la gente stupida che vota) di far passare il turno a chi già da settimane salta l’appuntamento con la sacrosanta eliminazione dai giochi. Vogliamo parlare dell’esibizione? Inglese pessimo, non tiene il ritmo della canzone, sbaglia il testo, stona dall’inizio alla fine e giuro l’avrei cantata meglio io. Pessimo oltre ogni possibile immaginazione. Voto: 2

NATHALIE – RAY OF LIGHT: mi scuseranno i numerosi fan di Madonna ma per me questa canzone è una delle più brutte della signora Ciccone. Nonostante ciò Nathalie la canta bene, la sporca con un po’ di graffiato e forse in qualche modo riesce a rianimarla. Non è stata una brutta esibizione ma neanche da strapparsi i capelli. Penso seriamente che Nathalie non stia facendo niente per emergere e che non stia capendo che ormai bisogna fare qualcosa in più se si vuole rimanere dentro. Sono settimane ormai che è in una fase di stanca dove non è contenta delle canzoni che le assegnano e che svolge il compitino con diligenza ma senza brillare. Peccato. Voto: 6,5

KYMERA – LET’S DANCE: Ruggeri ha delle grandi responsabilità sulla loro bocciatura da parte del pubblico a casa. Questo brano è sconosciuto ai più e siccome stasera vinceva la canzone più che l’interprete era ovvio che a questo giro sarebbe finita in questo modo. Morgan gli altri anni dava brani poco noti ma sapeva sempre come catturare l’attenzione del pubblico: ne parlava, li presentava, raccontava la loro storia e il loro significato. Alla fine quei brani li apprezzavi perché diventavano qualcosa di più di un insieme di note. Qui non c’è stato niente di tutto questo e perciò nonostante una bella esibizione senza sbavature e un bellissimo impianto scenico, i Kymera vanno al ballottaggio uscendone indenni per una manciata di voti. Voto: 7

DAMI – YOU MAKE ME FEEL: la sua faccia non mi piace, ha dimostrato durante la settimana di essere presuntuoso e poco umile. In questo caso vince il lato estetico. Non ha una brutta voce per carità ma neanche uno di quei timbri che rimangono impressi. Un buon corista e nulla più. C’entra davvero poco in questa trasmissione, lo vedrei molto meglio ad “Amici di Maria de Filippi” dove ciò che conta è come guardi la telecamera, le mossettine e le sopracciglia depilate al millimetro. Voto: 5,5

        

 

 

martedì 12 ottobre 2010

0 Prova Pc, andasse affanculo chi l’ha inventata

 

 

CRONACA VERITIERA DI UNA PROVA PC ALLA FACOLTà DI LETTERE DI CAGLIARI

Oggi sono più incazzata del solito, anzi diciamo che erano anni che non prendevo questo colorito blu sintomo di un’esplosione imminente.

Non so perché ma qualche mente super geniale ha pensato bene di inserire in Beni Culturali la prova di informatica. Cioè parliamone, non siamo mica futuri programmatori o ingegneri termonucleari. Ma vabbè, facciamo anche che sta cazzo di prova ci possa stare…ma è proprio necessario che ciò significhi che io mi debba sparare una prova scritta (50 fottute domande) e una prova pratica???

Quando ho visto che avevo passato lo scritto mi son detta OK è FATTA. E certo, se diamo retta a qualche coglione che ti dice “vai tranquilla che quello chiede solo copia incolla, grassetto e giustificato” certo certo VECCHIO PIRLA, eccome no?

Stamattina prova pratica dopo 4 giorni di trip informatico, simulazioni, pippe di ogni genere ma soprattutto rapporto molto intimo con WORD, EXCEL (!!! mio Dio picchiatemi) e POWERPOINT. Tutto questo per niente. Mi sono spappolata i maroni e accecata gli occhi per niente. Certo perché quella gran testa di foruncolo marcio ha pensato bene di distribuire 3 lunghi fogli da copiare su WORD, dividere in 3 capitoli, formattare, dividere in colonne e mettere l’indice (e che cos’è soprattutto? Io non l’ho mai visto né usato perciò si presuppone che sia inutile a meno che uno non faccia lo scrittore di professione). Ora c’è chi dirà: “ma dai che cazzata”. Bravo merlo, peccato che ho ricevuto delle interessantissime sorprese prima di poter anche solo pensare al formato del titolo:

1) nel pc era installata quella merda puzzolente di WORD 2007, che non c’entra un cazzo con la precedente versione che rimane a tutt’oggi la più usata al mondo. WORD 2007, un programma di merda dove non si trova niente di quello che cerchi, dove tutto è un macello e dove perdi 3/4 d’ora a cercare modifica= che tra parentesi non ho trovato.

2) magia delle magie qualche testicolo aveva levato la barra degli strumenti e ho perso tipo 20 minuti nell’affannosa e disperata ricerca del comando che la rimettesse là dove è destino che stia. Niente. Ho dovuto chiamare l’assistente che sembrava pure seccato e io intanto che sentivo il ticchettio incessante degli altri 20 che erano già a metà dell’opera.

Se c’è una cosa che detesto è ricopiare un testo perché sono lenta. Dovevamo scriverne almeno 50 righe e chi le ha contate? Ho diviso in colonne, formattato, fatto quasi tutto con l’orologio che correva e correva (un’ora di tempo è veramente poca, soprattutto quando in realtà sono 40 minuti scarsi). Cerchiamo sto cazzo di indice. Eccolo è lì! Clicca clicca e niente. Anzi Sì qualcosa è successo: MI è SPARITO TUTTO IL TESTO CHE AVEVO SCRITTO. Un minuto alla fine. Dove cazzo sta MODIFICA E ANNULLA??? Non c’è, non c’è!!! Vedo una freccia che va verso sinistra e dico” TI PREGO BAMBIN GESù FAI RIAPPARIRE TUTTO O MI STRANGOLO CON IL FILO DEL MOUSE!!”. Miracolo recuperato tutto ma STOP è finito il tempo. Perciò già sapevo che era andata male.

Infatti tornata a casa zuppa di pioggia e con l’ombrello rotto…(perché si sa se che una giornata è merdosa, tutto quanto lavorerà alacremente per peggiorare ulteriormente le cose)…scopro che non sono tra i 6 fortunati che hanno passato la prova.

ABOLIAMO WORD 2007 E I PROFESSORI DI INGEGNERIA CHE VENGONO ESPORTATI NELLE FACOLTà DI LETTERE PER ROMPERE IL CAZZO E BOCCIARE LA GENTE

E VAFFANCULO

mercoledì 6 ottobre 2010

2 X-Factor 4. Pagelle Quinta Puntata

Premessa importante: questa puntata è stata senza ombra di dubbio la più pesante e lenta delle 4 edizioni di X-Factor. Non so se sono l’unica ad aver fatto fatica a tenere gli occhi aperti ma sicuramente non è questo il modo in cui X-Factor risolleverà i suoi bassi ascolti. Inoltre non ho capito perché hanno scelto di tornare alle due manche e ai filmati pre esibizione che servono solo a far perdere tempo. Insomma un vero disastro, completato dalle fastidiose massime della Tatangelo che visto il numero e il ritmo con le quali le sforna, penso che arriverà presto alla stesura di un libro di Aforismi. Gigi d’Alessio hai tutta la mia comprensione ma dimmi: un paio di tette finte valgono veramente due coglioni rotti?

Come si può vedere dalla foto è uscita Manuela Zanier e diciamo subito che non è una gran sorpresa, in quanto pur avendo avuto tante occasioni non ha saputo dimostrare le sue qualità vocali. Nonostante ciò è pur vero che la sua uscita grida vendetta vista la pessima esibizione di Stefano, che più di tutti meriterebbe di essere sbattuto fuori e tuttavia continua a rimanere dentro perché la gente a casa confonde la Carità con il talento.

Dorina – Donna: ho nelle orecchie l’originale cantato dalla grande Mimì e le differenze si sentono eccome. Innanzitutto ciò che ritengo fondamentale nell’esecuzione di un qualsiasi brano è la precisa scansione delle parole in modo che si possa anche capire il testo, ancora di più quando si tratta di una canzone di questo spessore. Altra importante differenza: Mia Martini non esprime rabbia ma sofferenza e lo fa senza strepitare come invece fa Dorina, sempre pronta a promettere che canterà con dolcezza per poi fare invece il cacchio che le pare. Ciò che fa rabbia è che la prima strofa la canta in modo perfetto tanto da lasciarmi pensare che stavolta mio malgrado dovrò farle i miei complimenti, poi…poi ecco venir fuori il demone che la possiede, quello che la fa urlare e strafare, quello che manda a carte 48 un’esibizione che poteva essere perfetta. Bello comunque l’aspetto scenografico, forse l’unico degno di nota stasera. Voto: 6,5

Kymera – Blondie: finalmente un brano ritmato e su base originale per la coppia di soldatini di piombo piumati. Penso che finora sia la loro migliore esibizione soprattutto perché le voci calzano come un guanto su questa canzone che nella sua versione originale è improntata su tonalità alte che ben si adattano alla voce di Pochaontas. Nessuna macchia stavolta. Complimenti. Voto: 7,5

Ruggero – Crazy little thing called love: ormai mi pare chiaro che in questa edizione hanno deciso di rispolverare ma direi anche di scomodare i grandi successi dei Queen. Ruggero torna alle origini, infatti dismessi i panni di un triste Jovanotti che canta la ninna nanna ad una figlia immaginaria eccolo di nuovo gigioneggiare sul palco. Devo dire che a me questo ragazzino sta piacendo soprattutto perché immagino il suo futuro non all’interno di una sala di registrazione ma sul palco di qualche teatro. Lui stesso ha ammesso il suo sogno di partecipare a qualche musical. Se lo si osserva da questa prospettiva l’esibizione di stasera è buona. Direi che o lo si ama o lo si odia. Voto: 7

Stefano – Dillo alla luna: non hanno insegnato ai concorrenti dei talent show che la legge numero uno è MAI RIFARE VASCO? Ma se proprio vuoi suicidarti in questo modo cerca perlomeno di cantare come si deve. Il peggio poi è che questo brano l’ha scelto il signorino Lenti Spesse, quello a cui faceva schifo Veramente che per carità fa cagare anche me ma se te l’assegnano la devi cantà non devi fare il capriccioso con i vizi visto che i tuoi compagni di categoria si sono fatti e si stanno facendo i cimbali per cantare cose lontane mille miglia dai loro gusti personali, vedi Davide che canta sempre canzoni femminili che manco conosce. Comunque io mi sono rotta della sua voce tremolante e stonata. Sì è stonato, ammettiamolo per la miseria, invece di dire che emoziona. Ma poi chi emoziona? Le nonne a casa e i logopedisti? Voto: 3

Davide – Amore di Plastica: questa è l’unica canzone della Consoli che mi piace, l’unica che secondo me abbia un testo fatto di parole semplici e non tirate fuori a caso dallo Zanichelli, come è tipico della Cantantessa. Davide non la canta bene, molte imprecisioni e poca vitalità. Sembra che il ragazzo si sia spento da due settimane e forse è davvero giunta l’ora di assegnargli un brano adatto alle sue corde. Non che rischi di uscire, ma che almeno vinca con merito e non per un taglio di capelli che solletica l’ormone delle ragazzine a casa. Voto: 5

Manuela – No more I love you: si torna al raffinato dopo uno sconfinamento in territori rockettari non adatti al mondo di pizzi e merletti della Zanier. E’ la volta che canta meglio in assoluto, la volta che poteva passare indenne alla puntata successiva se non fosse stata piazzata nella manche dei mostri sacri (Davide, Nevruz, Nathalie e Dorina). Va al ballottaggio senza meritarlo. Voto: 7

Nevruz – Charlie fa surf: per l’ennesima volta risolleva gli animi dopo due ore di lenta agonia. Per me ha una voce strepitosa che avrà successo anche fuori da X-Factor. La Tatangelo continua a insistere con la storia dell’esorcista ma mi chiedo se sia mai andata ad un concerto. Ma secondo lei uno dovrebbe stare davanti ad un microfono e cantare un Requiem? Si vede palesemente che gli fa schifo ma che non si preoccupi la Tatangelo che la cosa credo sia reciproca. Il brano, che nella versione originale mi annoiava, stasera mi coinvolge e mi fa pogare quanto basta per dire GRANDE NEVRUZ!!! Voto: 8

Nathalie – Cornflake girl: una bella e difficile canzone degli anni 90 per la piccola rossa che canta meglio di quando parla. Stavolta mi comunica poco o niente. Svolge infatti il compitino con ordine e buona volontà senza smarginare e senza far arrabbiare la maestra che annoiata le dà un 6 di incoraggiamento. Fase di stallo che si sta protraendo da un paio di settimane, sarebbe ora di osare di nuovo caro Elio. Voto: 6

Cassandra – Come ti vorrei: un blues di casa nostra visto che si tratta del brano portato al successo dalla Zanicchi prima che si involasse verso il parlamento europeo risultando meno simpatica di quando faceva Ok il prezzo è giusto. Per me Cassandra ha fatto un’esibizione magistrale che non è stata capita a casa perché troppo lontana dalle voci e dai generi convenzionali a cui ci siamo abituati. La Tatangelo l’accusa di urlare (ma perché non guarda a casa propria, vedi esibizione di Dorina la Regina della Giungla?) e lei risponde MA ANCHE NO. Ahia errore fatale che la Tatangelo non manca di notare e sottolineare con un ANCHE SI che somiglia tanto ad un’ascia di guerra dissotterrata in nome del suo ruolo di Moralizzatrice dopo la purga imposta a Dorina. Cassandra è intelligente e furba e decide in fase di ballottaggio si porgere le sue scuse, gesto apprezzatissimo dalla Tatangelo che con gelida accondiscendenza elargisce il suo perdono e le offre una seconda possibilità. Ma vaff…Voto:        

 

  

martedì 5 ottobre 2010

1 Recensione La Signora di Avalon (1997)

Leggere questo libro è stata una vera impresa persino per me che amo molto lo stile della Zimmer. La difficoltà mi è parsa drasticamente evidente fin dalle prime battute in quanto sono convinta che la bellezza di un qualsiasi romanzo si evince anche solo dall’incipit, se questo non decolla, difficilmente riuscirà a farlo il resto della narrazione.

Io amo, anzi adoro i libri che superano lo scarno confine delle 200 pagine, ma qui si è dato vita ad una pericolosa bulimia letteraria, per giunta non sorretta da un intreccio convincente e degno delle 563 pagine che compongono il romanzo. Quest’ultimo è composto da tre parti che corrispondono a tre periodi storici e a tre momenti nella storia di Avalon e delle sue Sacerdotesse. Ho trovato la prima frazione quasi inutile salvata solo dalle battute finali dove si spiega in che modo e soprattutto il motivo per il quale la sacra isola di Avalon viene separata dal mondo terrestre. La seconda è forse ancor più inutile visto che si perde nei soliti discorsi delle anime reincarnate che miracolosamente si ritrovano grazie all’aiuto della Dea e al richiamo di Avalon. Stavo seriamente pensando di abbandonare nel dimenticatoio questo romanzo quando all’improvviso, grazie all’ultima parte, si è risvegliato il sacro dono della scrittura della Zimmer.

Se infatti le prime due parti del romanzo sono totalmente intrise di descrizioni stile harmony o peggio ancora da banalissime introspezioni dei vari personaggi, la terza parte ci riporta di forza al mondo delle Nebbie di Avalon dove i protagonisti assumevano un identità a 360 gradi, rendendosi riconoscibilissimi al lettore e capaci di creare empatia con quest’ultimo. Viviana è l’assoluta protagonista di questo scampolo di romanzo, una Viviana che ritroviamo bambina e presto donna, una donna arrabbiata e combattiva ma sempre capace di grandi gesti dettati più dal cuore che dal volere della Dea. Interessante la scelta da parte dell’autrice di soffermarsi soprattutto sul rapporto burrascoso e contrastante tra la Signora di Avalon (la cinica e fredda Ana) e sua figlia Viviana. E’ un rapporto che si sviluppa pian piano passando dal rancore, alla rabbia fino ad una sorta di accettazione in nome di un bene più grande, ma mai passando attraverso l’amore, se non un amore celato dietro l’asprezza dei modi di una madre assente e piena di sensi di colpa verso una figlia tanto, troppo simile a lei.

La terza parte del libro presenta personaggi che poi diventeranno assoluti protagonisti delle Nebbie di Avalon, il capolavoro assoluto della Zimmer, un best seller che lei stessa non è riuscita ad eguagliare con gli altri romanzi che compongono il Ciclo di Avalon.

Il mio consiglio a chi si accingesse alla lettura del presente libro è quello di non scoraggiarsi nonostante un ritmo costantemente lento, che si protrae immutato fino a quasi tre quarti di libro. Il bello viene subito dopo ed è un bello che merita di essere letto. Tra l’altro non presenta neanche forti legami con il resto del libro procedendo quasi in modo autonomo verso direzioni molto più interessanti che si svilupperanno nel romanzo successivo, presumibilmente legato strettamente alla figura di Viviana ma anche a quella della giovane Igraine, qui ancora bambina.

Voto: 7   

lunedì 4 ottobre 2010

1 La televisione italiana del 2010, praticamente una merda

Oggi ho sprecato parte del mio tempo per dare uno sguardo al palinsesto televisivo del pomeriggio italico. Il mio blog tratta raramente di televisione e se mai ne avevo dimenticato il motivo, oggi ho avuto modo di rinfrescarmi la memoria. Pensare che esistono blog che racimolano migliaia di visite quotidiane solo per il fatto di parlare di questa merda che è diventata la televisione di casa nostra. Ecco solo questo pensiero mi provoca delle coliche a livello intestinale. C’è gente che si svena per commentare le varie cazzate che ci sparano le reti nazionali e private: Uomini e Donne, Amici, Io Canto, le troiate della D’Urso e via dicendo. C’è gente che passa la giornata a guardare con la bavetta alla bocca ogni singola trasmissione presente nei vari palinsesti per poi consumarsi le dita sui tasti del pc.

Cerco di capire ma non ci riesco. Rimpiango le belle trasmissioni di una volta, che poi dai diciamolo, una volta è solo una decina d’anni fa, non 30 anni fa. Cos’è successo nel frattempo? Perché c’è stato questo livellamento verso il basso che è partito dalla politica per poi riversarsi sul panorama televisivo? Ormai l’italiano è diventato ignorante come il padrone che si è scelto. L’italiano scemo, infatti, accetta impunemente di pagare per assistere a ridicoli talk show sempre uguali e con gli stessi sgallettati che ricevono un ricco gettone di presenza per dare fiato alla bocca. All’italiano non gliene fotte un cazzo dei programmi di qualità, basta che gli sparino in endovena un mix di porcate senza costrutto e logica ed è contento. Si riempie la pancia nell’ascoltare ciò che gli impone l’audio del suo televisore, sempre sintonizzato su canale 5 o su rai uno a seconda dell’orario.

I blog di cui sopra, anzi il Blog che si pone come capostipite e colonna dei siti specializzati in televisione e scorregge mediatiche, è marcatamente destrocentrico, tanto che il suo creatore non accetta neanche una critica che viri verso sinistra o che almeno lodi un programma che non ha come referente principale l’attuale capo del governo. La televisione attuale ci regala anche questi frutti marci: ci toglie la libertà di pensiero perfino sul web, ultimo spazio libero per esprimere le nostre idee senza bavagli.

L’altro ieri leggevo il commento di qualche mente illuminata, una delle poche rimaste in verità, un commento che diceva così: “come mai fino a qualche tempo fa i programmi, che andassero bene o male, non avevano più di una durata di tre, quattro anni? come mai siamo arrivati ad avere le stesse trasmissioni che non cambiano mai copione e vanno avanti da 10 anni?”. Caro amico non lo so, ma la domanda è intelligente e dà speranza a gente come me che rimpiange una televisione che non c’è più. Io sono stata una grande appassionata di Amici e Gf ma una volta giunti alla quarta edizione ne avevo piene le tasche, non trovavo più la magia dei primi tempi, la voglia di sintonizzarmi su canale 5 all’ora ics con l’acquolina in bocca e la grande attesa del serale. Non c’è più niente di tutto questo in televisione. Vorrei domandare a chi ha la passione sfrenata per Uomini e Donne che cosa ci trova in una trasmissione dove tutto è palesemente finto, dove vince chi sgomita di più. Vorrei chiedere agli appassionati della D’Urso che effetto fa guardare ogni pomeriggio le espressioni fintamente contrite di una donna senza senso, una che si dissocia sempre da tutto ciò che la può colpire seppure indirettamente, sempre attenta a non calpestare i piedi di Silvio e della Santanché, sempre pronta ad aprire tavole rotonde senza un contradditorio in modo che risulti sempre vincente l’opinione del destroide, leghista o cattolicissimo (come l’amatissimo Meluzzi, l’uomo dal capello unto e la croce sempre appuntata al bavero). La Rai poi non è da meno. Pensiamo solo alla Vita in Diretta dove si è voluto spazzar via quel minimo di serietà e obbiettività che circondava la persona e i modi di Sposini per dar spazio alla regina delle vacche.

Insomma ci siamo capiti, l’italiano medio vuole questo. Pazienza per la bella tivù dei ragazzi, per i quiz intelligenti e non nozionistici, per le trasmissioni leggere ma dove la qualità era sempre al primo posto. Un tempo ci si indignava per programmi come Non è la Rai, si lanciavano strali di fuoco contro Boncompagni e le sue lolite, ma se ci penso alla fine era un programma di livello molto superiore alle porcate che ci propinano adesso e inoltre era l’unico esempio di prodotto usa e getta (ma che vuoi o non vuoi ha fatto epoca) del tempo. Ora è un rigurgito continuo di trasmissioni dal basso budget (ma sarà poi così basso?) dove si parla, si parla e si continua a parlare, fino al rincoglionimento totale. I quiz sono quelli beceri della risposta multipla e pazienza se a me divertiva di più un programma allegro, colorato e divertente come Passaparola. A quanto pare secondo Piersilvio la gente preferisce vedere un ignorante qualunque che sceglie tra A, B, C, D condendo il tutto con ragionamenti ai limiti dell’indecenza.

Con Mike Bongiorno è morta la televisione di qualità. Nessuno è stato in grado di prenderne il testimone perché ormai Mediaset non accetta più la presenza del conduttore nella gestione del programma o nell’elaborazione di nuove idee. Mike ha ideato le sue trasmissioni, le ha curate e le ha chiuse nel momento stesso in cui gli balenava un nuovo progetto. Ora ditemi voi chi è rimasto a fare questo lavoro? Un Gerry Scotti che si è calato le braghe pur di rimanere in video, accettando supinamente di condurre per anni un format vetusto e di stare a capo di un clone spudorato di una trasmissione Rai. L’unica che ha carta bianca sembra essere la De Filippi, furbo prodotto mediatico dei nostri anni. E’ una che dimentica l’uso del condizionale in modo da porsi in modo paritario rispetto alla gente che la guarda ogni benedetto giorno. Cosa c’è di più strategicamente vincente? Continua a portare avanti il progetto Amici perché non essendo scema si è resa conto che uno stretto legame con le case discografiche aumenta gli introiti della Fascino e come valore aggiunto regala un quarto d’ora di successo ai suoi pargoletti che la vedono come la loro benefattrice finché non ritornano bruscamente alla realtà scoprendo che le vendite del loro secondo cd non superano le duemila copie. Marco Carta è già passato remoto, Valerio Scanu vivacchia grazie all’immeritata vittoria al Festival di Sanremo ed Emma Marrone precipita prima ancora di aver spiccato il volo. Sembra sempre che partano tutti alla pari all’inizio di questa trasmissione ma poi da piccoli particolari inizi a capire che non è veramente così, perché c’è quello che sgomita per emergere rispetto al compagno più riservato, poi c’è quello che viene identificato come talento e quello che viene definito convenzionale, c’è quello che per qualche strano motivo piace alla De Filippi e allora sai che arriverà in finale senza sbattersi più di tanto.

La verità è che ci stanno proponendo modelli sbagliati. La meritocrazia non esiste nella realtà di tutti i giorni e men che meno nel mondo dello spettacolo, soprattutto se ci sintonizziamo su Rai 2 e vediamo il raccomandato numero 1, quello che qualche svitato ha soprannominato il nuovo Baudo. Facchinetti figlio, quello che ora fa la voce grossa e lo sguardo da sergente di ferro, quando fino all’anno scorso faceva il facchino, facendosi scappare anche un goccino di pipì nella mutanda al minimo sguardo burbero della Ventura o alla sempiterna smerdata da parte di Morgan. Ora comanda e guai a chi protesta.

Questa è la televisione di oggi, c’è a chi piace e a chi fa cagare.

Per finire: W la BIGNARDI            

sabato 2 ottobre 2010

0 Capitan Harlock (1978)

Capitan Harlock è uno dei cartoni animati storici che tutti ricordano con piacere e malinconia. Persino io che essendo del 1977 avevo solo immagini frammentarie di questa serie del 1978 composta da 42 episodi. Ricordo che era una delle serie animate preferite da mia sorella maggiore, sempre puntuale sul divano di casa con un panino nella mano e il succo di frutta nell’altra, pronta ad assistere ad un’altra nuova avventura di questo fascinoso pirata stellare.

Lui, il capitano col ciuffo più sexy della storia degli anime, coraggioso e onesto, con un sorriso (sempre raro) che si apriva ad illuminargli il viso deturpato piacevolmente da una cicatrice sotto l’occhio privo di benda. Un eroe amato da tanti bambini diventati ormai adulti ma mai dimentichi di quei pomeriggi trascorsi nel vascello spaziale ideato da Tochiro,  migliore amico di Harlock e padre della piccola Mayu. Io ero piccolissima perciò ricordavo solo la celeberrima sigla. Fortunatamente la mia grave lacuna è stata colmata con una visione senza censure su Youtube e lì ho capito cosa ne ha fatto un cartone animato storico, inspiegabilmente scomparso dai palinsesti italiani dopo la prima o la seconda messa in onda.

Che dubbi mi faccio venire? Perdinci si tratta di un cartone animato violento, crudo, con donne discinte e immagini forti, dove per giunta è sempre presente una feroce critica al potere costituito, rappresentato da un omuncolo interessato esclusivamente alle corse di cavalli, ai banchetti e alle partite di golf piuttosto che alla difesa della Terra, sotto la costante minaccia delle Mazoniane, discendenti di un’antichissima popolazione che abitava il nostro pianeta molto prima dell’arrivo dell’Uomo. Solo Harlock e il suo equipaggio si occupano della difesa di un pianeta degenerato che è stato capace di estrometterli dalla società ma per il quale nutrono ancora un profondo amore.

La vicenda quindi si dipana attraverso le continue battaglie tra Raflesia, regina della Mazoniane e Harlock, ma non trascura di soffermarsi su malinconici e importanti flashback che spiegano i motivi che hanno portato il capitano e la sua ciurma ad abbandonare la Terra e ad esplorare il cosmo in cerca di beni di prima necessità ormai quasi scomparsi dal nostro pianeta, diventato quasi sterile per un uso sconsiderato delle sue risorse. Le piccole grandi storie di ogni singolo protagonista rendono ancora più triste l’addio finale al nostro capitano, perché è facile piangere durante il corso della storia ma è quasi d’obbligo farlo alla fine di essa mentre salutiamo per l’ultima volta un personaggio che entra di diritto in una parte profonda del nostro cuore per rimanerci per sempre.   

venerdì 1 ottobre 2010

0 Dylan Dog 160 – Il druido

Soggetto e sceneggiatura: Pasquale Ruju

Disegni: Giovanni Freghieri

Trama: Dylan Dog si trova in una brutta situazione in quanto è rinchiuso in una cantina di un paese chiamato Ancient Rock. Il motivo della sua visita in questo piccolo centro abitato da agricoltori risiede in una telefonata da parte di uno degli abitanti, il ricco Ashbee. Questi, chiede aiuto a Dylan per indagare su uno strano personaggio chiamato “Il Druido”, colpevole di vari omicidi nella zona, omicidi che vedono come vittime giovani forestieri.

Il primo indizio che gli viene dato da Ashbee è quello di iniziare a indagare su una famiglia del luogo, i Woolfolk, che secondo varie dicerie sarebbero discendenti di antichi stregoni e sono gli unici ad avere sempre un terreno rigoglioso e fertile. Però la troppa intraprendenza di Dylan finisce per suscitare la reazione del capofamiglia che sospettando che si tratti di un ladro lo ammanetta rinchiudendolo in cantina. Dylan però riesce a sgattaiolare via ma finisce in un guaio ancor più grosso in quanto una falciatrice lo sta per mettere sotto. Fortunatamente si apre un buco nel terreno dove Dylan precipita venendosi a trovare in uno strano tempio sotterraneo, simile ad una catacomba. Qui trova il più anziano dei Woolfolk chino su uno scheletro di un giovane, probabilmente il primo figlio della famiglia che era morto in circostanze misteriose anni prima. L’Indagatore dell’Incubo comincia a capire che tutta la storia gira intorno a sacrifici atti a rendere per sempre fertile la terra, il primo dei quali sarebbe proprio il giovane Christopher…

Commento: l’intreccio ha un che di originale anche se tutto sommato la storia procede a singhiozzo dando per scontate un milione di cose e riducendo a due vignette fatti veramente importanti che avrebbero arricchito una vicenda che partiva con ottime premesse. Il tema del sacrificio umano è vecchio come il mondo ma raramente ha trovato spazio negli albi di Dylan Dog, incentrati maggiormente su orrori meno ancestrali e più sottili, legati a paure profonde e a temi di attualità. La fertilità della terra legata a sacrifici umani ripetuti ciclicamente. Ovviamente questa è la scuola di pensiero adottata da Ruju, in quanto molte fonti parlano invece di riti meno sanguinosi e più volti verso la carnalità per dare nuova linfa alla madre terra. L’unione di due corpi per far nascere il seme della vita: uno dei riti celtici più inflazionati dalla letteratura fantasy (vedi Marion Zimmer e il ciclo di Avalon). Qui l’aspetto orrorifico ha prevalso, giustamente a mio avviso anche se poi alla fine della fiera poco ci viene detto di chi sia effettivamente questo misterioso Druido o almeno la spiegazione offerta non mi è parsa convincente, anzi forse un po’ ridicola. La mano di Freghieri non rientra nelle mie corde e nei miei gusti, il Dylan imberbe infatti non si può proprio vedere. Classico stile appartenente alla vecchia scuola del fumetto americano.

Voto: 6      

 

La finestra sul cortile Copyright © 2011 - |- Template created by O Pregador - |- Powered by Blogger Templates