martedì 31 agosto 2010

3 Le nuove Lolite

Ma cosa è successo alle 14enni di oggi? Avete mai visto le foto che piazzano nei profili di Facebook? Quelle in posa da vamp e in atteggiamenti finto lesbo con l’amica del cuore? Quelle dove hanno il labbro di fuori (atteggiato in una sorta di bacio verso l’obiettivo) e l’espressione un po’ suina (sessualmente parlando)? I maschi sembrano tutti dei pirla che non arrivano ai dieci anni, le femmine invece tutte delle gran “mignon” con le idee più che chiare. Parlano d’amore utilizzando le frasette con l’immagine di Bella e Edward o parlano di sesso (???!!!) con quel bianco e nero che ritrae corpi avvinghiati in un’immagine sfocata. Tutte uguali. Le vedi per strada e ti chiedi come cazzo facciano i genitori a lasciar uscire di casa le figlie con la gonna che a malapena copre i peli della bernarda.

Una volta mentre tornavo in macchina dalla multisala, direi che era più o meno mezzanotte passata, mi capita davanti agli occhi la scena di due idiote minorenni vestite da viados con i maschietti tutti intorno e con le bottiglie di birra in mano sotto la luce di un lampione. In una strada dove non esiste neppure il marciapiede, una strada dove le macchine sfrecciano a velocità paurose e dove capiti solo se devi andare in discoteca o vuoi andare all’altro mondo con un sorpasso sbagliato.

Poi ogni volta che vado da Mac Donald, che cazzo diciamocelo non è certo il locale da tacco a spillo e vestito di paillette, beh è ormai all’ordine del giorno vedere le passerelle di donnine con la bocca lucida di rossetto, il capello piastrato, il decolleté (spesso vuoto tra l’altro) in bella mostra e minigonna ascellare. Ste ragazzine qui non sono capaci di rilassarsi, di dire fanculo sto andando a prendermi un panino che cola merda da tutte le parti e va da Dio essere vestita con un jeans e una maglietta. No! Perché c’è il maschietto di turno che le deve ammirare in tutta la loro femminilità prepuberale. Poi si leggono le notizie di cronaca dove la poveretta di turno è stata violata dal maschio conosciuto la stessa sera in discoteca. Quello che sembrava un amico, quello che cazzo dai ci stavo solo parlando e chissà che si è messo in testa quando gli ho detto ok andiamo a fumarci una sigaretta in un posto più tranquillo.

Mi sto domandando che cosa stia capitando a queste nuove generazioni poi accendo (raramente) la televisione e mi si chiariscono le idee. Ormai so offrono modelli sbagliati a queste generazioni in erba (in tutti i sensi), c’è una tristissima omologazione che punta decisamente verso il basso, rappresentato da creature dell’etere ignoranti, con le zinne di fuori e il cervello di un organismo unicellulare.

Per noi che siamo stati adolescenti negli anni 90 il mondo era diverso. Le mode si seguivano poco, più eri diverso più eri rispettato. Era finita l’epoca dell’omologazione e del classismo anni 80, che comunque era un modo di vestirsi e di atteggiarsi mai volgare, al massimo ghettizzante. Nei 90 preferivamo un jeans sfrangiato e un paio di anfibi ad un abbigliamento che ci facesse apparire come prostitute in erba. Al massimo ci si metteva un po’ più femminili al sabato sera quando si andava in discoteca. Ma niente di più. Il sesso poi era qualcosa di cui si parlava a bassa voce, qualcosa che era visto come un passo troppo importante che ci avrebbe fatto diventare grandi in fretta rubandoci l’ingenuità e la libertà di poter ancora girare per strada senza farci urlare “puttane” da qualche innamorato respinto in motorino. Il sesso era tabù e chi lo faceva sapeva che andava incontro alle malelingue, alla paura di beccarsi qualche schifezza e di dover poi fare il test di gravidanza di nascosto dalla madre. Se facevi sesso eri guardata diversamente, se non lo facevi nessuno ti indicava come fenomeno da baraccone.

Ora è diverso. Lo capisci subito che le ragazze di adesso vedono il sesso come qualcosa di ovvio, quasi banale. Non più come una tappa da raggiungere con la maturità e il sentimento ma come una crocetta da segnare sull’agendina personale in modo da evitare gravidanze indesiderate. Sono senz’altro più furbe di noi, tanto è vero che sono molte di meno le ragazze madri, ma sono stranamente già vecchie e navigate, come anziane adolescenti che hanno già visto e provato tutto.

Le canne per noi erano la trasgressione assoluta, il divertimento del sabato sera con un gruppo di amici. Non avevamo soldi e non pensavamo certo a roba come la cocaina, quella era qualcosa che sentivi nominare solo nei film americani. Ora è la normalità. Ma che sta capitando? A noi i mass media e i genitori ci schiantavano le palle con il rischio di morire per una pastiglietta di acido, con il sesso che ti avrebbe fatto marcire i genitali, con il non accettare le caramelle o le sigarette dagli sconosciuti, con le esagerazioni che però ti tenevano a distanza di sicurezza dalle stronzate più grosse.

E’ un peccato che le nuove generazioni si buttino via così, che non abbiano alcun interesse per la politica, per gli ideali, per le cose belle e semplici, ma che vadano sempre a cercarsi un motivo per essere incazzati, euforici o stressati. Leggono gli stessi libri, ascoltano la stessa musica e vedono gli stessi film, la televisione fortunatamente la guardano poco e purtroppo per noi sono gli stessi che se devono fare il nome di un politico che gli piace o gli sta simpatico dicono sempre Berlusconi.

W l’Italia.

mercoledì 25 agosto 2010

1 Costa Crociere “Colori dell’Egeo”

Fresca fresca di crociera ho deciso di dare la mia opinione sulla mia prima esperienza con Costa Crociere e sulla crociera da me scelta, ossia “Colori dell’Egeo”. Cercherò di essere il più esauriente possibile così chi ha in progetto lo stesso viaggio potrà farsi un’idea precisa e capire se ne vale la pena o meno.

Come ho detto precedentemente non avevo mai fatto una crociera prima d’ora perciò non avevo la minima idea di che cosa aspettarmi nonostante l’ottima pubblicità fatta dalla mia compagna di viaggio, grande sponsorizzatrice di Costa Crociere e socia Costa Club. Tuttavia essendo come San Tommaso sono rimasta scettica sino al secondo giorno di crociera..ma partiamo dall’inizio.

La nave si chiama Costa Allegra ed è una delle più piccole della flotta, ed in effetti le sue dimensioni si sono effettivamente dimostrate ben sotto le necessità fisiologiche di un essere umano. Soprattutto per quel che riguarda la piscina. Ma andiamo con ordine, tenete presente comunque che si tratta di una nave simile ad un guscio di noce dove perdersi è francamente impossibile.

L’imbarco:

Il porto di partenza è Civitavecchia, per raggiungerlo non dovete far altro che usare il bus navetta (gratuito) all’ingresso del molo. Caricate le valigie vi porteranno al centro di accoglienza dove il personale incaricato prende in custodia il bagaglio sul quale dovrete applicare un apposito tagliando dove è indicato il numero di stanza. In questo modo troverete tutte le vostre cosette già belle pronte in cabina.

La fase di attesa può essere più o meno lunga, per noi è stata secolare in quanto provenendo dalla Sardegna siamo partite all’alba dall’aeroporto di Elmas per poi arrivare a Ciampino ( qui annoto in breve un fatto esilarante ossia un uomo che non avendo mai preso un aereo ha pensato bene di andare a prendersi la sua valigia direttamente dalla plancia dell’aereo..:DD) e da lì a Roma, Stazione Termini e Civitavecchia. Eravamo al porto dalle 10 30 e non hanno imbarcato prima delle 13. La noia non c’è stata visto che da quel momento ho preso confidenza con i miei futuri compagni di viaggio. C’era un po’ di tutto ma diciamo che in prevalenza si trattava di famiglie con prole urlante o adolescente isterico, c’erano poi diverse coppie di varie fasce d’età (poche in amore, molte in crisi) e pochissimi gruppi di amici, amiche e persone sole (in quest’ultima categoria non posso non citare una toscana in cerca di un maschio tra un ballo di gruppo e un gioco di squadra).

Le tizie addette al controllo della documentazione prima dell’imbarco erano lente, scortesi e incapaci ma alla fine ce l’abbiamo fatta non prima però che diverse persone venissero cazziate per avere il passaporto senza timbro. Controllate la validità di tutti i vostri documenti o passerete un brutto quarto d’ora con la polizia portuale.

Una volta passato il primo controllo dovrete passare per il metal detector poi passerella e infine sarete finalmente dentro. Qui un ragazzo dell’animazione vi farà una foto che sarà da quel momento in poi associata alla carta costa che a ogni sbarco e imbarco dovrete far passare al raggio ottico. Impossibile imbarcarsi a sbafo. Dopo questa fase tutti vi faranno le feste e voi sarete già un po’ più felici. Una delle prime cose da fare sarà la registrazione della vostra carta di credito perché a bordo il contante si usa solo per il casinò, però potrete sempre aggiungere alla carta i vostri soldi liquidi e aumentare il budget a disposizione.

Cabine:

Tasto dolente. Noi abbiamo scelto la cabina senza finestra perciò luce assente se non quella artificiale. La cabina è minuscola tanto che ci siamo dovute ingegnare parecchio per trovare una collocazione per le nostre valigie ma tutto sommato ci si abitua abbastanza in fretta soprattutto se a un certo punto si decide di mandare affanculo l’ordine e si appallottolano le cose dentro la valigia stessa. I cuscini sono confortevoli così come il piumino, bagno piccino e gadget da bagno praticamente non pervenuti. Due asciugamani grandi, due piccoli e un tappetino. Crepi l’avarizia ci hanno fatto trovare un cesto di frutta in quanto una delle due era iscritta al costa club. Non mangiando frutta non mi si è smosso un pelo ma bisogna ammettere che è stata una cosa carina. Mi raccomando non fate casino quando tornate in camera la sera tardi perchè essendo le pareti di carta velina si sente praticamente tutto e a noi non sono mancate le gentili ed educate botte al muro dalla camera affianco per intimarci di piantarla e buttarci a letto. La cosa impressionante è che provenivano da una delle cabine dell’equipaggio e scusate ma a me è sembrata una cosa assurda perché dopo un 1000 e passa euro che si son beccati ho il diritto di suonare il bongo per 24 ore di seguito. La nostra cameriera era filippina e si chiama Flor. Bravina, educata e con una fantasia fuori dal comune nel piegare i pigiami, certe risate che non vi racconto soprattutto quando entrando nella stanza abbiamo visto il mio pigiama piegato a mo di farfalla barilla. Mitico. Verso la fine la ragazza però non aveva più l’entusiasmo degli inizi e gli asciugamani hanno iniziato a rimanere umidi. Le lenzuola avevano un buco e un alone, ma siam giovani e si passa oltre. Cassaforte un po’ macchinosa e phon ok nonostante la poca potenza e il surriscaldamento immediato.

Ogni sera in camera arrivava il Today ossia il programma della giornata del giorno dopo e un piccolo sunto delle notizie dell’Italia e dell’estero.

Centro informazioni:

Tutti inetti o semplicemente maleducati e scortesi. Le donne non sapevano mai nulla e dovevano chiedere lumi ai superiori anche per informazioni più che banali, tipo se al casino si utilizzavano contanti o la carta di credito. Tutte italiane. Non è stato un bel vedere.

Animazione:

Il primo giorno ci hanno fatto riunire nel teatro per spiegarci le varie procedure, servizi e quant’altro. In quell’occasione la direttrice di crociera Betty (una bella brasiliana di mezza età non proprio un pozzo di simpatia e con quel sorriso fisso che nasconde coltelli e mazze chiodate) ci ha presentato i ragazzi dell’animazione. Quattro per gli adulti e quattro per i bambini e gli adolescenti. Io detesto gli animatori da villaggio vacanze ma stavolta devo dire che non ho riscontrato quel fastidioso intrufolamento dei suddetti tra le mie suddette (palle). Ognuno si fa i fatti suoi, se vuoi partecipare partecipi se non vuoi partecipare nessuno ti viene a prendere per le orecchie. In generale si può dire che un buon 90% della crociera è fatto da balli di gruppo, giochi di squadra, karaoke, pianobar, discoteca e spettacoli. La percentuale arriva al 100% se decidi di non sbarcare ma può ridursi al 50% se prendi la nave per un albergo e scegli di stare alla larga dai posti fracassoni. Difficile ma non impossibile. Devo dire che a differenza di Sharm e Hammamet qui la gente aveva una gran voglia di partecipare a tutto e non vedevi mai l’animatore in crisi da penuria lavorativa. E’ stato bellissimo il the danzante del primo giorno di navigazione senza sbarco: pasticcini, panini e the di ogni qualità con bella musica di sottofondo. Gli spettacoli della sera, quelli che si svolgevano in teatro, sono stati carini e basta. Diciamo che si poteva fare molto ma molto di più ma capisco che essendo una piccola nave e un ambiente molto famigliare, non si poteva chiedere di più. I due cantanti anglofoni avevano una gran voce e i ballerini che danzavano durante le esibizioni erano all’altezza dei professionisti di Amici. Ecco, mi è sembrato di essere ad Amici ma con una Maria de Filippi più bona. In discoteca non sono mai andata perciò non saprei proprio darvi informazioni a tal proposito.

Cibo:

Ecco uno degli argomenti che maggiormente creano divisioni e giudizi contrastanti tra la clientela degli alberghi, villaggi e navi da crociera del pianeta. Prima della partenza avevo letto molti pareri negativi sulla qualità del cibo delle crociere costa perciò diciamo che non andavo proprio con l’allegria in tasca. Fortunatamente l’italiano medio spesso spara cazzate dovute a un foruncolo sul culo o alla sindrome premestruale. Basta una sciocchezza andata storta e la perfezione per Mario Bianchi o Paolo Rossi se ne va affanculo. Per me sulle Crociere Costa si mangia DIVINAMENTE. A pranzo potrete scegliere se mangiare al Buffet o al Ristorante Montmatre. A cena avrete sempre il vostro tavolo al ristorante e il vostro cameriere. Al buffet sono andata solo per la colazione (abbondante e varia, dolce e salata) e per il primo pranzo. Beh il buffet è uguale a quello di un qualsiasi villaggio, poco vario ma abbondante (insalata, un primo sempre diverso, patatine, purè, hamburger, wurstel, pesce e carne e molto altro). Cucina alla buona ma discreta. Il ristorante è un altro mondo: menu diverso ogni giorno (mai mangiato la stessa cosa in una settimana di vacanza), possibilità di scegliere tra 3 antipasti, 3 primi, 3 secondi, 3 dolci, insalata, piatto di formaggi. Servizio elegante e impeccabile. Lo chef era sardo così come il maitre, una garanzia per tutti credo. Se amate le coccole gastronomiche questo posto fa per voi, tanto è vero che noi abbiamo scelto di pranzare sempre al ristorante, meno casino e meno uomini in desabillé. La cucina è italiana con qualche minima concessione ai sapori etnici (zuppa orientale e cous cous). Perfetto.

Durante il giorno poi potrete mangiarvi tranci di pizza (non garantisco sulla qualità visto che l’aspetto non mi ha mai attirato e non l’ho mai presa) nella Piazzetta Allegra oppure fare un salto nel pomeriggio al buffet per un panino, una macedonia o una fetta di crostata. Preparatevi a mettere su qualche chiletto!

Bevande:

Potete decidere di non pagare un centesimo e bere acqua dal sapore rivoltante proveniente da un dispenser oppure pagare e bere come Dio comanda. Noi abbiamo scelto la seconda. Il primo giorno vi proporranno l’acquisto del pacchetto bevande (acqua, vino, oppure entrambi). Ho trovato assurdo che mancasse il pacchetto birra ma va bene ho fatto a meno e l’ho presa quando ne avevo voglia (ottima la Carlsberg). Il vino potete prenderlo in bottiglia, in brocca o a bicchiere. Le etichette sono tutte importanti, la qualità quindi non manca neanche qui. Per gli amanti del cocktail impossibile non provare qualche bel bicchiere nel bar principale. Per 5 euro vi arriverà al tavolo un capolavoro scenografico, buono, dissetante e bellissimo. Io ho preso il Pink Panter, cocktail analcolico a base di fragola, cocco e panna montata ma il ventaglio di scelte è enorme. Poca cortesia da parte dei barman e delle cameriere.

Potrete bagnarvi l’ugola anche durante il cocktail con il comandante, serata formale (ma molti erano vestiti in jeans e bermuda, mentre le donne tutto sommato erano eleganti ma a volte un po’ pacchiane). Delle gentili donzelle passeranno continuamente con dei vassoi con flute di prosecco, alcolici a base di frutta e analcolici. Noi ne abbiamo fatto due sempre per la questione Costa Club (iscrivetevi e avrete dei bei vantaggi, tipo l’esenzione dal pagamento del 15% sulle bevande).

Casinò:

E’ una delle mie fisse durante le vacanze, mi diverte e mi piace sentire quel tintinnio di gettoni che cadono dalla slot. Odio i drogati delle macchinette di casa nostra, ma penso che durante una vacanza si possa fare uno strappo alle regole. Ora, detto questo posso dirvi in tutta franchezza che se volete buttar via i soldi non avete che da inserire i 5, 10, 20 euro nelle slot machine di Costa Crociere (ce ne sono da 0,5 cent o da 0,25). O sono difettose o non so che dirvi. Ho vinto solo una volta (15 euro con una botta di culo pazzesca) mentre l’anno passato a Sharm avevo fatto molto molto meglio ma come un’idiota avevo rigiocato e perso tutto. Le poche probabilità di vincere hanno spostato la nostra attenzione sul tavolo della roulette. Da lì è cambiato tutto. Ci siamo sedute tutte le sere intorno a quel tavolo di uomini dal portafoglio sempre pieno e donne dalle espressioni fisse e malate. Ho visto padri di famiglia buttar via mille euro a sera su numeri che non uscivano mai, li ho rivisti tutte le sere e sono stata contenta di avere un padre che passa le sere davanti alla tv. C’era poi sto tizio siciliano con la faccia da topo che aveva una moglie sempre vestita elegante, fresca di parrucchiere e completamente schiava del marito, tutta che pendeva dalle labbra di quel cesso alto 15 centimetri meno di lei ma con l’atteggiamento da Don Vito Corleone. Il marito vinceva e lei guardava tutti con l’espressione da principessa di sto cavolo che osserva il popolo con le pezze al culo. L’avrei attaccata al muro ma ho pensato che tanto ci pensa già il marito. Noi abbiamo giocato 35 euro e ne abbiamo vinto 75 (l’ultima sera) dopo di che buonanotte ai suonatori. Prendi i soldi e scappa. Le croupier erano abbastanza stronzette ma tutto sommato ci sta. E’ un ambiente per professionisti della carta da gioco e se sei novizio ti trattano tutti un po’ come un deficiente alle prime armi. Nota negativa alla massima potenza: fumavano tutti e ogni volta tornavamo in cabina come quando si andava in discoteca il sabato sera, puzzolenti di nicotina pure nei capelli. Da ex fumatrice dico che sarebbe ora di proibire il fumo in tutti i locali pubblici. C’è tutto un ponte cazzo, vai a beccarti il cancro all’aria aperta invece di ammorbare me, dico io.

Piscine:

Non aspettatevi di trovare piscine né a fagiolo, ne circolari, né rettangolari né trapezoidali. Non ci sono piscine, al massimo vasche da bagno. Minuscole, acqua altissima in quella per gli adulti (a partire da 1,80….mi dispiace ma ho ancora voglia di vivere) e alle caviglie in quelle per i bambini. Due vasche idromassaggio. Inoltre nel ponte che ospita la “piscina” per gli adulti sarà impossibile trovare sdraio, ombra, ventilazione, riposo e piacevole brusìo. Solo casino da mane a sera con bambini che si buttano a bomba nell’acqua nonostante i divieti, con gente che sfumazza, maleducati a tutte l’ore e musica a palla. Solo il penultimo giorno abbiamo fatto un salto nel ponte con la piscina per bambini e la vasca idromassaggio. Si stava da Dio, niente musica, leggera brezza, pochi maleducati e tanta pace. Solo i ragazzini che sputavano nella vasca idromassaggio avrebbero meritato un biglietto di sola andata oltre il ponte e giù nel profondo blu del Mare Nostrum. Così come i genitori. Assenti o se presenti incapaci di far rispettare le regole della buona creanza al frutto molesto dei propri lombi. Non c’è da stupirsi se il bambino è maleducato se poi ti vedi il genitore al buffet con lo slip o il micro bikini, col tatuaggio che ricopre 3/4 del corpo e il piercing all’ombelico. Dimenticatevi il binomio crociera/crema della società…qui vedrete fauna di varia provenienza, i proletari e i nuovi ricchi, il ricco maiale e il muratore che si paga la vacanza a rate.   

Escursioni:

I porti di sbarco erano Messina, Smirne, Santorini, Mikonos, Atene. Noi abbiamo deciso di acquistare le escursioni per ogni porto ma tornando indietro toglierei la spunta da Mikonos.

Lo sbarco solitamente avviene o la mattina alle 8 oppure verso mezzogiorno. Preparatevi alle levatacce (soprattutto perché arrivati in Turchia e in Grecia dovrete mandare avanti di un’ora l’orologio) oppure al sole a picco.

- Messina: abbiamo scelto di visitare Taormina. La guida sembrava piuttosto sottotono anche se competente. Bei paesaggi durante il tragitto in corriera (un’oretta) e poi arrivo a Taormina che per me rimane una delle più belle città italiane. Solo Dio sa perché le Poste erano chiuse al pomeriggio ma fa niente abbiamo risolto in altro modo. Bar carissimi. Non sedetevi MAI a mangiare un gelato, molto ma molto meglio una delle tante gelaterie da passeggio. Taormina è quasi a livello di Porto Cervo in quanto a prezzi: un cannolo siciliano 2,50 euro. Un cannolo borchiato d’oro praticamente. Buono era buono però. La visita del teatro (6 euro) è stata ridicola e vergognosa. Diciamo che la guida ha detto due parole messe in croce e poi se n’è lavato le mani. Escursione bocciata.

- Smirne: abbiamo scelto la visita a Efeso. Il caldo era insopportabile, diciamo sui 50 gradi. Mai sudato tanto in vita mia. Il sito archeologico è però meraviglioso, una città romana quasi perfettamente conservata e che quasi non teme confronti con la nostra Pompei. Visita alla fabbrica di tappeti (che sinceramente avrei saltato a piè pari) con degustazione di the caldo o freddo alla mela. Sono tornata in nave bollita ma sicuramente un fior di escursione. Molto consigliata. Mi raccomando vestiti leggeri e scarpe comodissime.

- Santorini: siamo arrivati sull’isola grazie ad una lancia che dalla nave ci ha portato al porto. Santorini è un’isola meravigliosa che mi ha rubato il cuore. Abbiamo potuto vedere un paesino che si risvegliava alle prime luci del mattino, la gente del posto con le facce bruciate dal sole, le casette bianche e blu, il silenzio rotto solo dal frinire dei grilli, i panorami che si aprivano dall’alto delle colline, le viuzze del centro brulicanti di vita e soprattutto abbiamo potuto degustare tre vini locali in una bella enoteca del luogo. Ho perso la testa per il vino bianco, il Nihteri vero nettare per gli Dei e per noi comuni mortali che abbiamo avuto la possibilità di assaggiarlo insieme a olive e formaggio. A Santorini ho anche scoperto che il nostro Vin Santo deriva proprio dal nome di Santorini che l’ha prodotto per prima. Bellissima escursione neanche tanto cara.

- Mikonos: l’impatto è forte. La zona del porto è piena di fascino e ti cattura subito ma diciamo che tutto inizia a spegnersi quando calano le tenebre e i vacanzieri e i viveur escono dalle tane per riversarsi sulle stradine del centro. Mikonos è turistica sino al midollo, è cara, carissima. Non produce niente perciò non ha prodotti enogastronomici locali, non è altro che una grande discoteca con spiagge nere. Probabilmente esistono anche zone più tranquille ma francamente una vacanza qui val la pena solo se si appartiene al popolo della notte altrimenti i soldi sono più che sprecati. Noi comunque avevamo scelto i sapori di Mikonos e i sapori che ci hanno offerto in un brutto ristorante del centro erano sapori di merda, se mi consentite l’eleganza. Dovete solo immaginarvi che non ci hanno mai cambiato il piatto dall’antipasto (misero e terribile) al dolce (una fetta di torta bagnata di non si sa cosa e orrenda). L’acqua era bollente e il vino poco per una tavolata di 8 persone (una brocchetta). La guida poi era una slovacca fidanzata con uno del posto che praticamente non ci ha fatto vedere niente di quel che prometteva. Consiglio vivamente di non fare alcuna escursione a Mikonos ma di fare da sé. Scesi dalla lancia avrete tutto a portata di mano compresa la brutta la spiaggia del molo.

- Atene: ovviamente abbiamo scelto la visita dell’Acropoli e del Museo Archeologico. Quest’ultimo non è grande, penso sia un quarto di quello del Cairo ma il fascino è lo stesso, senza contare il fatto che quello che troverete all’interno è per 3/4 presente nei libri di storia dell’arte, perciò emozioni garantite. Attenzione al flash, vietatissimo. L’Acropoli è una bella fatica ma ne vale la pena. La salita è ripida è pericolosa per via dei massi scivolosi ma arrivati in alto rimarrete senza fiato. L’anno scorso sono stata al Cairo e devo dire che non ho provato le stesse emozioni che mi ha dato il Partenone. C’era un romano che sminuiva tutto considerandolo inferiore ai monumenti della Capitale. L’ignoranza come si vede arriva anche dal quartiere Parioli, dove tutti son ricchi e coi colletti alzati. Metà di ciò che si trova a Roma è frutto di imitazione dello stile greco se non proprio di ruberia a piene mani. Senza Atene i romani stavano ancora a zappare la terra perciò zitto e mosca.

Sbarco:

Le operazioni di sbarco sono lente, preparatevi ad accartocciarvi su una sedia in attesa del vostro turno di sbarco. Le cabine vanno lasciate entro le 8 e 30 (i bagagli messi fuori dalla cabina entro l’1 della notte prima). Non sperate di fregare Costa Crociere con una visitina a sbafo al frigo bar visto che la sera prima verrà chiuso a chiave dalla solerte cameriera. Noi siamo scese alle 10 45. Una volta giù l’ultimo scoglio è rappresentato dai bus navetta che portano all’uscita del porto. Preparatevi a spintoni, gomitate e maleducazione a piene mani pur di infilare la propria valigia nel vano bagagli. Dopo aver quasi collezionato un paio di lividi abbiamo propeso per il taxi che ci ha portate direttamente alla stazione per una cifra onesta: 5 euro.

 

     

  

   

 

   

 

 

          

giovedì 5 agosto 2010

0 E’ ufficiale: l’italiano è omofobo

A leggere certi articoli di cronaca sembra francamente impossibile credere che siamo nel 2010. Fosse per gli italiani, non so in che percentuale ma immagino intorno al 70%, dovremmo vivere in una nazione abitata da sole coppie eterosessuali con figli, con l’ostia in bocca alla domenica, con nessun extracomunitario o straniero e con Berlusconi presidente. Posso vomitare? Non chiedo il permesso e lo faccio visto che se Dio vuole, almeno nel mio orticello un po’ di sentenze le posso sputare (almeno finché al governo non escogiteranno il modo di censurare anche noi poveri blogger, ultimi veri cronisti senza censure, bavagli e portafoglio). Un tempo, quando i gay e le lesbiche si nascondevano ancora nelle caverne e quando la parola omosessuale non si pronunciava se non sottovoce e con le gote rosse di vergogna, un tempo l’oggetto misterioso, snaturato e incomprensibile (e perciò tacciabile di insulto beffardo) era la zitella. Ma sì, non ce l’avete mai avuta la zia che tutti i parenti giudicavano stravagante perché non si accompagnava ad un uomo di qualsiasi specie, forma e misura? Il futuro più nefasto per una bambina degli anni 80 era la condizione di zitella. Quasi si toccava ferro alla sola idea. Poi i tempi sono cambiati, la donna si è emancipata e la palla è passata ai gay.

Ieri leggevo che a Pesaro (paese che chiude i battenti alle 9 di sera e dove il massimo della vita è mangiarsi una piadina nel week end) hanno pestato un ragazzo gay perché avrebbe importunato (ah ah posso ridere??) una tizia che ha reagito spaccando una bottiglia in testa al povero malcapitato. A parte l’incoerenza che lascio giudicare a chi legge ma io dico: ma questo odio da dove caspita vi viene? Oggi leggo sull’Unione Sarda che ieri qualcuno ha chiamato i carabinieri in spiaggia perché due ragazzi avevano avuto la malaugurata idea di scambiarsi un bacio sulla battigia. E quindi? Beh perdindirindina turbavano i bambini presenti e che diamine! Ma sarebbe stata la stessa cosa se invece di due uomini ci fosse stata una coppia etero? Io a volte vedo scene molto più censurabili da parte di un uomo e una donna che di due omosessuali: c’è gente che arriva quasi a farsi una sveltina sull’asciugamano e nessuno dice niente. C’è il ragazzino che infila due metri di lingua in bocca alla fidanzatina e nessuno dice bah. Mica quelli turbano, eh no, perché al bambino riesci a spiegarlo che quelli sono normali, lo fanno anche mamma e papà la notte, un po’ di cigolio sul materasso e nasce il fratellino. E com’è successo papà? Tesoro ma perché è una cosa naturale che maschio e femmina si accoppino, ma la carezza di Gigi a Gigio no, quella è peccato, quello è abominio e vergogna eterna.

Partiamo da un fatto: a me l’esibizionismo non piace, sia che si tratti di etero che di omo. Per esempio a me la protesta con raduno e bacio collettivo mi fa pena e mi sembra veramente ridicola. Non amo neanche le ghettizzazioni volontarie, ossia i famosi locali gay friendly, penso che sarebbe molto più giusto e naturale se tutti decidessero di frequentare cinema, ristoranti, discoteche senza etichette sessuali. Ma perché bisogna ritirarsi in un eremo invece di vivere in mezzo alla gente? Io penso che però debba essere lecito e normale che due persone che stanno insieme possano tenersi per mano o scambiarsi una carezza, non capisco proprio che fastidio possa dare una cosa del genere. Io penso che se la cosa ti turba è perché hai la coda di paglia, perché se fossi a posto con la coscienza vedresti tutto nella prospettiva del vivi e lascia vivere. L’Italiano comunque ha un problema grosso e purtroppo non tutte le generazioni di quarantenni stanno educando i propri figli al rispetto e all’allargamento di vedute. Io non riesco ad accettare il fatto che ci sia un 60% di persone pronte a votare di nuovo un uomo che va a mignotte e non accetti un omosessuale perché “va contro natura”. Allora anche la coppia che decide di non avere figli va contro natura ma nessuno osa insultarla per strada, perché?

Siamo molto indietro, anzi direi che siamo proprio fermi.         

martedì 3 agosto 2010

0 Dylan Dog 157 Il sonno della ragione

Soggetto e Sceneggiatura: Paola Barbato

Disegni: Bruno Brindisi

Trama: una pioggia torrenziale sembra attanagliare l’animo di Dylan che decide di superare questo strano senso di angoscia facendo una passeggiata per le vie di Londra.  Improvvisamente si imbatte in una donna accasciata in terra, a prima vista una tossicodipendente all’ultimo stadio. Tuttavia ancora respira permettendo così a Dylan di portarla sino al più vicino ospedale. Qui grazie ad una TAC scoprono che la povera ragazza è stata sottoposta ad una lobotomia parziale che l’ha privata dell’emisfero sinistro deputato alla “ragione”. Le sue condizioni fisiche sono tragiche e la dottoressa che se ne occupa ipotizza che sia stato un medico a ridurla in quelle misere condizioni, una cavia tenuta in vita per inimmaginabili esperimenti. Il giorno dopo però Dylan parla con il responsabile del reparto, il dottor Leblanc che offre un’altra spiegazione alla situazione della donna: in realtà essa sarebbe vittima del Demone della Coscienza, una sorta di virus micidiale proveniente dall’Africa che divora il cervello dall’interno. Nel frattempo inizia una catena di suicidi all’interno dell’ospedale, una catena che sembra originata dalla ragazza agonizzante, tutti coloro che entrano in contatto con lei impazziscono e poi si uccidono. Dylan sembra l’unico a essere immune, come se avesse una sorta di protezione che gli evita la morte. Riesce infine a scappare portandosi dietro la ragazza che inizia a parlargli con la mente, svelandogli il suo nome (Daisy) e le vere origini del male…

Commento: è un albo difficile, complesso e denso di sbalzi spazio temporali. Ci si perde facilmente e solo a tratti si riesce a comprendere le varie dinamiche che dominano la storia. Ho contato almeno 4 diverse teorie che tentano di dare una soluzione sia alle condizioni fisiche della donna protagonista, sia delle morti che la coinvolgono. Troppa grazia sant’Antonio! Io non capisco perché gli sceneggiatori di Dylan Dog danno vita a trame o estremamente banali o incredibilmente cervellotiche. La via di mezzo è la classica utopia di un numero ogni dieci. Se fossi un’appassionata di fantascienza direi che si tratta di un albo eccezionale ma siccome sono una semplice fan del genere horror (ma non di immondezza vagante e qualunquista) non riesco ad apprezzare appieno le teorie strampalate travestite da ragionevolissime possibilità di vita. In più se proprio la vogliamo dire tutta mi sembra francamente ridicolo il motivo per il quale Dylan Dog deve morire: perché colpevole di aver fatto spaventare un bambino di nove anni che per il “trauma” diventerà anni dopo uno scienziato pazzo. Bah. Ottimi i disegni.

Voto: 6        

lunedì 2 agosto 2010

0 Ancora 48 ore (1990)

Dopo un bel salto di 8 anni ritroviamo il detective dal grilletto facile Jack e l’ex detenuto dai bei vestiti Reggie. I due sono ancora alle prese con Iceman, un misterioso trafficante di droga il cui volto è noto solo a Reggie. In 90 minuti assistiamo a numerose sparatorie buone per dare un ritmo incalzante al film ma le battute stavolta scarseggiano in modo preoccupante. Nick Nolte, gran mattatore nel primo mitico 48 Ore, viene totalmente messo in ombra da Eddie Murphy ormai stella di primo piano nel mondo delle commedie americane. In realtà entrambi finiscono un po’ per fare esattamente ciò che ti aspetti senza farti mai rimbalzare sulla sedia per una gag particolarmente brillante o per un paio di minuti di adrenalina. Sembrano voler rifare esattamente lo stesso film dei primi anni 80 con la differenza che qui nessuno dei due ne ha veramente voglia. La cosa veramente terribile è poi la trama dove viene scomodata una gang di motociclisti per far fuori il povero Jack, reo di aver ammazzato il fratello di uno dei centauri. Mancano poi personaggi del primo film, come la fidanzata di Jack, dalla quale si è separato perché non era fatto per la vita coniugale. Puff sparita. Non mancano invece le scazzottate che se nel primo film erano divertenti e avevano persino un senso, ora invece sono sin troppo simili ad una rissa da bar del vecchio west in un parco giochi a tema. Poi il regista deve aver deciso che decimando il cast a colpi di pistola ne sarebbe uscito un film particolarmente bello e crudo, invece mentre mi si addormentavano le orecchie per il continuo fracasso delle pistole continuavo a chiedermi se sarebbe rimasto qualcuno da mettere in carcere o semplicemente un personaggio per dirci ok è finita andate in pace. Insomma, come si può facilmente capire per me questo non è un buon film o perlomeno non è all’altezza della freschezza e immediatezza del precedente. In effetti gli anni 90 sono stati un po’ l’epoca dell’ossessione dei sequel, per la maggior parte pessimi e buoni solo per far risaltare ancora di più gli originali. Mere operazioni commerciali che non hanno lasciato il segno nella mecca del cinema.

Forse un’occasione mancata ma in realtà un tentativo di cui non si sentiva il bisogno.

Voto: 6 

2 Libri game

 

Questo qui affianco è stato il mio primissimo Libro Game. In realtà non era neppure mio ma di mia sorella che lo aveva scelto in una vecchia libreria di Genova una cosa come un milione di anni fa. Erano tempi in cui viaggiavamo al seguito dei miei che per farci stare buone ogni tanto ci regalavano qualcosa, in questo caso un calmante in formato A4. Ricordo come se fosse ieri il momento in cui ho detto io voglio questo. Cos’era? La Fabbrica di Cioccolato. Mentre mia sorella, più grande di 4 anni, aveva scelto questo gioiellino qui accanto. Non sapeva cos’era ma l’aveva preso perchè le piaceva la copertina. Un motivo un po’ banale forse, ma la ringrazierò in eterno perché nel momento in cui se n’è stufata io l’ho preso in mano e ho iniziato un’avventura lunga almeno cinque anni. Non era facile trovare i Libri Game, dovevi andare a cercarli sempre in vecchie librerie muffite e nascoste negli angoli più oscuri di Cagliari e se ti andava bene ce n’erano una decina scarsa. C’erano molte serie ma quella che mi aveva catturato l’anima era “Misteri d’oriente” di cui fa appunto parte l’Occhio della Sfinge. Il protagonista era un cavaliere templare, Prete Gianni, sempre alla ricerca della mitica Shangri-La dove poter trascorrere il resto della vita. Per raggiungerla però aveva bisogno di indizi che gli venivano dati da personaggi misteriosi e solitamente ben nascosti in luoghi poco accessibili: la Fortezza di Alamuth, una piramide egiziana o un’antica miniera di Salomone. Ovviamente la via era sempre piena di ostacoli di natura spesso soprannaturale, ma il prete poteva contare su oggetti magici oltre che sulla sua forza fisica. Per chi non conoscesse lo spirito dei Libri game basta dire che non si tratta di libri che vanno letti da pag 1 sino alla fine, ma si procede a salti a seconda della scelta che viene presa a fine paragrafo. Il libro è infatti composto da paragrafi numerati che si concludono con due o più scelte, che rimandano ad un determinato paragrafo. Durante l’avventura si combatte a colpi di dadi, sommando il lancio con i punti forza e sottraendo l’eventuale differenza dai punti vita. Se si muore si inizia da capo l’avventura magari prendendo bivi diversi. Ammetto spudoratamente di aver spesso barato per poter andare avanti e vedere che succedeva dopo ma ciò non ha tolto niente al gusto dell’esperienza tanto è vero che pur conoscendo praticamente il libro a memoria, lo riprendevo e lo rivivevo da capo. La copertina mezzo distrutta dell’occhio della sfinge lo dimostra ampiamente. Se guardo la mia libreria ne conto almeno una ventina ma non tutti si sono dimostrati all’altezza del loro compito, alcuni erano noiosi altri invece semplicemente infantili ma mai ho pensato di metterli in vendita su Ebay o (orrore!) buttarli via. Hanno rappresentato un passaggio importante e un modo molto ben riuscito di trasportare i giochi di ruolo da tavolo in 300 pagine da vivere in solitaria. Ad un certo punto negli anni 90 sono scomparsi, così come la EL edizioni. E’ stato un peccato mortale perché al di là di tutto avevano il loro pubblico seppur di nicchia e meritavano una vita ben più lunga. Se sfoglio questi gioielli preziosi rimango ancora incantata dalle illustrazioni, affascinanti, misteriose e forse un po’ cafone come le figure dipinte nei castelli stregati dei Luna Park.

Dieci giorni fa sono entrata in un negozio che vende tutto a 1 euro. Cercavo della carta regalo e scrutando in giro sono rimasta folgorata dalla visione di una colonnina di Libri Game nuovi di zecca. Che dire? Ne ho comprato subito uno, anche perchè la scelta era ridotta a due titoli. Non mi è sembrato possibile, soprattutto il fatto di averlo pagato 1 euro. Un euro??? E dire che avevano il loro prezzo durante il loro momento d’oro. E’ stato un regalo inaspettato che mi accompagnerà in questo scampolo di estate 2010.

W i Libri Game!      

 

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